Precipita la crisi Italia-Francia
Emmanuel Macron ha richiamato l’ambasciatore a Roma, non accadeva dal giugno 1940 Dopo mesi di tensioni e insulti reciproci, Parigi va alla resa dei conti con i grilloleghisti alleatisi con i gilet gialli
Parigi – L’ultima volta che il governo francese richiamò il proprio ambasciatore a Roma fu il 10 giugno 1940. Ma allora il motivo era la dichiarazione di guerra consegnatagli da Benito Mussolini. Oggi – fortunatamente – non di guerra si tratta, ma di “attacchi senza fondamento, dichiarazioni oltraggiose, inaccettabili ingerenze” non giustificabili con la campagna per le europee. Ultime quelle che hanno accompagnato l’incontro di Luigi Di Maio (vicepresidente del Consiglio) e Alessandro Di Battista (disoccupato d’oro del suo stesso partito) con una rappresentanza dei gilet gialli, guidata da quel Christophe Chalençon secondo il quale la guerra civile in Francia è uno sbocco auspicabile. Che Emmanuel Macron non l’avrebbe presa bene era facile immaginarlo. Dopo mesi di scontri dai toni crescenti, tweet di insulti, polemiche politiche e battute sul piano personale, il presidente ha “richiamato per consultazioni” il proprio ambasciatore a Roma, Christian Masset. Hanno avuto un bel dirsi “disponibili” a incontrate Macron, Di Maio e Salvini; un bel ricordare “la profonda amicizia tra i due popoli”, lo stupefacente presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ma per ora Parigi non intende chiuderla con una pacca sulle spalle. Macron stesso, del resto, ha impostato la propria campagna per le europee di maggio, su una lotta aperta a populismi di ogni colore e provenienza. Ed è dunque improbabile che voglia far scemare la tensione prima di averne tratto un qualche vantaggio. Il terreno su cui si disputa il confronto è favorevole a ogni rilancio. E, infatti, ieri Di Maio ha rivendicato il “diritto di dialogare con altre forze politiche che rappresentano il popolo francese”. “Non vogliamo litigare con nessuno”, ha dichiarato, invece Salvini. Sono loro a essere francesi, parafrasando una barzelletta razzista che nel suo partito fa morire dal ridere. L’aggiusteranno, non sono in guerra, ma questo non diminuisce la gravità dello scontro. E se si aggiusterà non sarà per merito loro. Che oltretutto sembrano aver sbagliato cavallo ancora una volta: giusto ieri, Maxime Nicolle, uno dei principali leader dei gilet gialli, ha annunciato una mobilitazione nientemeno che a Sanremo, per “mostrare chi sono i veri gilet gialli. E che quelli incontrati a Parigi non sono rappresentanti del movimento”. Ecco, se solo Di Maio e Di Battista avessero studiato le lingue; se avessero chiesto: non dico come De Gasperi o Moro, ma almeno come Totò e Peppino: “Noio... volevam... volevan savuàr...”. Almeno questa se la risparmiavano.