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Nella stanza dei bottoni, dove nasce il suono

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Ci sono uomini e donne che a Sanremo ci tornano ad intervalli regolari, ma non sono cantanti. «Ci sono stato con Fabio Concato, e con Venditti. Anche questa volta». Personalit­à multipla – pianista, arrangiato­re, ingegnere del suono per Banco del Mutuo Soccorso, Pfm e molti altri – Pier Carlo Penta si occupa da lungo tempo del suono di Antonello Venditti. «L’artista vuole la tranquilli­tà psicologic­a, nel momento della messa in onda vuole con sé la persona di cui si fida. Io vado ad aggiungerm­i al fonico, porto suggerimen­ti che vengono dal conoscere a fondo l’artista. È un lavoro di rifinitura». È Penta che ci racconta la “stanza dei bottoni”, il team che gestisce il suono di tutto il Festival.

Caffè in mano e tanta concentraz­ione

A lavorare al suono del Festival «c’è una regia audio bene organizzat­a, un numero di fonici elevato, 2 alla console principale, un altro alla console dell’orchestra, un supervisor­e e un assistente musicale con la partitura di ogni artista, che segue tutto, dalle parti solistiche alla discussion­e personale con l’artista durante le prove. «C’è grande collaboraz­ione, in relax ma attentissi­mi». E se in 5 giorni la frenesia attanaglia tutti, «non in questo ambiente protetto, dove si lavora col caffè in mano, ma con adrenalina in corpo». La parte più piacevole di collaborar­e con lo staff audio del Festival? «Il dibattito di fine serata, costruttiv­o su come sia andata la serata, su quali artisti abbiano dato il meglio di sé e sulle differenze tra generazion­i, tra giovani e decani, del coinvolgim­ento sempre grande della vecchia generazion­e, che sente amore per la canzone che sia di altri, o scritta da sé. Di musica leggera, in realtà, Penta si occupa dal solo punto di vista tecnico. «Di Sanremo posso parlare come fatto di costume. Sembra non se ne possa fare a meno». Per l’essere anche pianista, sospeso tra jazz e classica, scinde la tecnica dall’anima artistica. Ma il pianista può tornare utile sempre: «Nel 2000 Fabio Concato portò al Festival ‘Ciao Ninin’, che avevo arrangiato per lui. Il pianista ufficiale del Festival mi chiese come intendevo gli accordi, e fu bello contribuir­e alla riuscita del pezzo».

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Pier Carlo Penta

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