La Corte suprema blocca la legge-bandiera degli antiabortisti
Washington – La Corte suprema Usa ha bloccato l’entrata in vigore in Louisiana di una legge che limita drasticamente il diritto di aborto. Una sentenza che sembra voler testare le posizioni dei giudici in materia, rilanciando il dibattito sul tema in vista della campagna presidenziale del 2020. Il voto del presidente John Roberts è risultato decisivo (5a 4) nei confronti dei giudici conservatori, tra cui i due nominati da Donald Trump: Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh. Una sconfitta per il presidente, nel giorno in cui il suo attorney general ad interim Matthew Whitaker è finito sotto torchio sul Russiagate davanti alla commissione giustizia della Camera, tornata sotto controllo democratico. La disputa risolta temporaneamente ieri riguarda una legge del 2014, che obbliga le cliniche per l’aborto ad ottenere gli ‘admitting privileges’, ossia l’autorizzazione a ricoverare i propri pazienti negli ospedali locali più vicini, in genere in caso di complicazioni. Legge analoga ad una del Texas, che la Corte suprema aveva già dichiarato incostituzionale nel 2016. I difensori del diritto d’aborto sostengono che questi provvedimenti comportano la chiusura delle cliniche dove si pratica l’interruzione della gravidanza: in Louisiana sono solo tre, con un milione di donne in età fertile. Il Centro per i diritti riproduttivi aveva così impugnato la legge ma lo scorso settembre la Corte d’appello aveva respinto l’istanza, ignorando il precedente sulla legge texana. Per le associazioni delle donne si tratta di una vittoria temporanea, a meno che la Corte suprema decida di non trattare il caso. Se invece lo farà, avrà due strade: confermare la precedente sentenza sulla legge texana o rivisitare ed eventualmente ribaltare la storica sentenza “Roe v. Wade”, che nel 1973 riconobbe negli Usa il diritto all’aborto. Una ipotesi, quest’ultima, che molti vedono come più probabile dopo la controversa conferma di Kavanaugh, subentrato al più moderato Anthony Kennedy (ancora in carica quando fu bocciata la legge texana). Inevitabile che le sorti della ‘Roe v. Wade’ agiteranno la campagna per la Casa Bianca, nella quale saranno candidate molte esponenti dem, tutte pro aborto. Ma Trump farà battaglia pro-vita corteggiando i cristiani conservatori, zoccolo duro della sua base. Il presidente ha già cominciato: prima con un video alla marcia anti-aborto a Washington, poi con un intervento alla platea del National Prayer Breakfast e martedì con il discorso sullo stato dell’Unione in cui ha sollecitato il Congresso ad approvare una legge contro l’aborto in stadio avanzato.