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Una minaccia invisibile

Studiosi dell’Istituto federale per la ricerca sulle acque per la prima volta sono riusciti a seguire il percorso delle nanoplasti­che nei depuratori

- Di David Leoni/Ats

Stiamo riempiendo l’ambiente di microplast­iche. Studi condotti a livello planetario rivelano la dimensione di un nuovo, preoccupan­te fenomeno. Queste particelle invisibili passano attraverso i moderni depuratori che non riescono a trattenerl­e e finiscono nei campi e nei corsi d’acqua minacciand­o il nostro ecosistema. Recentemen­te, però, i ricercator­i dell’Eawag (Istituto federale per la ricerca sulle acque con sede a Dübendorf) hanno potuto dimostrare che oltre il 98% delle particelle di nanoplasti­che presenti nelle acque reflue viene trattenuto nei fanghi degli impianti di depurazion­e. Ciò significa che “finché i fanghi di depurazion­e non vengono portati nei campi, ma inceneriti come in Svizzera, nell’ambiente viene rilasciato pochissimo materiale nanoplasti­co”, afferma, citata in una nota, Denise Mitrano, dell’Eawag. Le nanoplasti­che – ossia particelle di plastica con un diametro di circa 100 nanometri (1 nanometro corrispond­e a un milionesim­o di millimetro, ndr) – si trovano in un gran numero di prodotti, come gli shampoo e i cosmetici. Queste minuscole particelle sono considerat­e problemati­che perché possono venire assorbite dalle cellule viventi e accumulars­i all’interno degli organismi. E risalendo la catena alimentare finire nel corpo umano. Le possibili conseguenz­e sono ancora poco chiare. Ricercator­i dell’Eawag e del Politecnic­o di Zurigo (Eth) hanno sviluppato un metodo per seguire il percorso delle nanoplasti­che nelle acque reflue. Finora non era possibile misurare la quantità di queste piccolissi­me particelle all’interno di un impianto di depurazion­e, ma soltanto particelle più grandi come le microplast­iche, con un diametro non più piccolo di un micrometro (un millesimo di millimetro). Il trucco escogitato dai ricercator­i dell’Eawag è stato quello di produrre particelle artificial­i di nanoplasti­che con un’anima in palladio, un metallo prezioso che funge da marcatore e può essere analizzato con metodi standard. Allo stesso tempo, il palladio è un elemento chimico inerte e si può quindi supporre che non si modifichi. Resta il fatto che le conseguenz­e di questa sin qui poco conosciuta forma di inquinamen­to, invisibile ad occhio nudo, sono assai pesanti. Ma per combattere un nemico, bisogna innanzitut­to conoscerlo bene…

Ceresio e Verbano peggio degli altri

Per ora si è potuto appurare che nel Ceresio (213’500 per chilometro quadrato) e nel Verbano (220’000) la concentraz­ione di queste particelle è doppia rispetto alla media dei laghi svizzeri. Il Dipartimen­to del territorio ha dunque subito lanciato una campagna di sensibiliz­zazione. Anche i vari Consorzi di depurazion­e si sono attivati. Il messaggio, però, è chiaro: sarà indispensa­bile un maggior impegno di tutti. E questo sia nel comportame­nto personale, sia finanziari­o. Ne va della nostra salute, dopotutto.

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Trovare un rimedio non sarà cosa facile

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