Angolano vince in Appello
Ha vissuto in Ticino dalla tenera età di 6 mesi e se fosse stato espulso in Angola sarebbe divenuto de facto un apolide, un senza terra, non avendo nessun parente là dove nacque 34 anni fa. Così, ponderato il caso giudiziario, la Corte di Appello e revisione penale, presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will, ha accolto la richiesta dell’imputato, difeso dall’avvocato Giovanni Augugliaro, di condonargli l’espulsione effettiva dalla Svizzera per 5 anni. Per il resto, i reati da lui commessi e ammessi sono stati confermati: furti semplici e di lieve entità e una ricettazione avvenuta il 9 ottobre 2017 in centro per aver trattenuto il malloppo di un furto con destrezza compiuto da un suo amico portoghese 25enne (poi condannato) ai danni di un tassista di Lugano. Soldi che il 34enne intendeva consegnare alla polizia. La Corte delle Assise correzionali aveva condannato il 34enne a 12 mesi da espiare – pena espiata dall’imputato – e lo aveva espulso per 5 anni. Diversamente ha invece concluso la Corte di Appello (giudici a latere, Chiarella Rei-Ferrari e Francesca Lepori Colombo) che ha rinunciato ad espellere il cittadino angolano, confermando tuttavia i reati patrimoniali e infliggendogli per questi 11 mesi di detenzione. Il suo avvocato difensore, Giovanni Augugliaro, aveva chiesto in arringa se la Svizzera avesse «paura di un ladro di polli», chiedendo a viva voce che i giudici rinunciassero all’espulsione dalla Svizzera, dove ha vissuto praticamente l’intera sua vita, frequentando le scuole in Ticino e intessendo legami sociali. Il legale lo aveva definito per questo uno “svizzero di fatto”. Una richiesta assecondata dalla Corte di Appello. Nei confronti del cittadino di origine angolana, Berna aveva già decretato la sua carcerazione in vista di un rientro coatto ed era giunto in aula penale della Corte d’Appello ammanettato. Una modalità che aveva irritato i giudici. G.G.