Fogazzaro, ‘racconti’ decisivi
Ad oltre cinque mesi dalla prima interrogazione, il governo spiega perché è mutato il suo atteggiamento verso l’istituto privato luganese
Tre mesi fa il governo si dichiarò in pratica impotente, rispetto al denunciato fenomeno delle maturità italiane ‘facilitate’ per gli allievi del Liceo Fogazzaro di Lugano, esame sostenuto presso un istituto napoletano, il ‘Giuseppe Papi’ di Pomigliano d’Arco, un titolo di studio equiparato alla maturità svizzera come da accordo internazionale. L’accusa è che queste maturità fossero in pratica ‘comprate’ e poi ottenute grazie a esaminatori compiacenti. Così rispose il governo a una interpellanza depositata a inizio ottobre dall’Udc Tiziano Galeazzi ed altri cinque parlamentari: “Nel caso in cui le presunte pratiche scorrette messe in luce dalla stampa e riprese dall’atto parlamentare dovessero rivelarsi reali e avvenute, lo scrivente Consiglio non può che deplorarle, ritenuto che la responsabilità dell’esame finale e del titolo è propria delle competenti autorità italiane”. Ora la situazione sembrerebbe decisamente cambiata. Rispondendo a una seconda interrogazione, dello stesso Galeazzi, il governo afferma che, pur non potendo “agire direttamente in luogo dell’autorità italiana” “può invece revocare l’autorizzazione all’istituto Fogazzaro all’esercizio qualora venga comprovato che esso agisce direttamente affinché gli allievi ottengano una maturità italiana sulla base di esami ‘facilitati’, ma per esso necessita di potersi appoggiare a prove che nel corso del 2018 non erano disponibili”. “Grazie a un lungo lavoro d’inchiesta, che ha portato al servizio giornalistico andato in onda alla Rsi il 24 gennaio 2019, alcune persone hanno iniziato a raccontare la propria esperienza, per cui una procedura ha potuto essere avviata”.
Non abbiamo strutture di verifica
Ma perché non procedere con accertamenti propri, anziché attendere un reportage giornalistico? “Né il Consiglio di Stato né il Decs dispongono di una struttura atta a compiere verifiche simili a quelle portate alla luce dalla Rsi”. Così si taglia la testa al toro: come annunciato mercoledì dal consigliere di Stato Manuele Bertoli, il Dipartimento educazione cultura e sport ha presentato una modifica di legge volta a non più concedere le autorizzazioni all’esercizio agli istituti ticinesi, come il Fogazzaro, che preparano gli allievi alla maturità italiana. Per la scuola luganese la serrata potrebbe arrivare prima, senza aspettare l’entrata in vigore della modifica di legge. Infatti, si legge sempre nella risposta governativa, “a dipendenza dell’esito dell’inchiesta amministrativa si potrebbe giungere fino al ritiro definitivo della autorizzazione, il cui effetto sarebbe la
cessazione dell’esercizio come scuola superiore privata” e questo, appunto, a prescindere dalla eventuale futura normativa sui licei privati con preparazione alla maturità italiana. In Ticino sono solamente due. L’altra scuola non risulta implicata in sospetti di esami ‘facilitati’. La vicenda degli esami cui erano
iscritti gli allievi della Fogazzaro, ricordiamo, venne sollevata già lo scorso 5 luglio dal portale che pubblicò il racconto di ragazzi del Fogazzaro e gli insoliti esami di maturità sostenuti in terra partenopea: “I professori passavano le risposte sottobanco”. Da questa notizia è partita la prima interrogazione,
e poi l’inchiesta di ‘Falò e infine la sospensione dell’autorizzazione all’esercizio scolastico. Negli scorsi giorni, peraltro, i vertici dell’Istituto luganese si sono ribellati alla decisione, parlando di un ‘abbaglio governativo’ e chiedendo la revoca del provvedimento tramite l’avvocato Paolo Bernasconi.