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Non sarà una rivoluzion­e, ma è (quasi) tutto molto bello

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Troppo facile scaldare il pubblico su ‘Urlando contro il cielo’, anche se, come in tutti i lavori che farli è un piacere, lo scaldapubb­lico non si sarà risparmiat­o (lo inquadra una telecamera, e sorride). Ligabue è l’unico ospite del venerdì e si prende il dovuto tempo, compreso quello per dell’autoironia non necessaria (bastava e avanzava il nuovo singolo ‘Luci d’America’). L’aver voluto omaggiare in vita Francesco Guccini è intento nobile, meno la resa di ‘Dio è morto’, che se è pane per il Liga, non altrettant­o lo è per Baglioni. È la notte dei duetti, quella in cui va in scena la rivoluzion­e voluta da Baglioni assecondat­o dall’azienda aperta da ‘Acqua dalla luna’ (eccolo il Baglioni aspirante mago, uno «che sa stralunare la luna»). Dalla deriva finto-adolescenz­iale di ‘Senza farlo apposta’, Cristina D’Avena con cappello di Bob Dylan ne esce alla grande. Nada («Mia sorella» per Motta) esce dal circuito indipenden­te di chi “se ne frega di tutto sì” apposta per ‘Dov’è l’Italia’. Noemi, che al Festival non ha mai sbagliato un vestito, non sbaglia nemmeno i finali e dà una spallata di classe a un brano che sta in alto dall’annuncio dei 24 big. I Negrita dividono calvizie con Enrico Ruggeri («Tanti capelli sul palco» esclama Bisio, unendosi ai due come in una partita di carambola). Roy Paci icapelli li ha e ha anche una tromba da sogno, mentre Rouge canta non esattament­e nella sua tonalità più comoda. Il violinista Alessandro Quarta , che apre per Il Volo ‘Musica che resta’, ci fa rimandare la questione dei baci dati all’anima a poco sotto. Ma quanta forza, quanta tecnica e ci chiude la bocca. Ghemon non si fa amare, ma solo per il vestiario che, forse, vorrebbe ispirarsi a Demis Russos, ma che pare però il Gabibbo (in questo caso beige). Diodato ,il confronto vocale nasce spontaneo, non lo aiuta (e non si aiuta) per niente. Se Francesco Renga si lascia sollevare dalla danza con les étoiles Eleonora Abbagnato e Friedmann Vogel (ma la stella è pure Bungaro, autore del pezzo), Nek diventa sinfonico con poesia annessa di Neri Marcoré; mentre Fabrizio Moro – l’immagine del suo logopedist­a con le mani nei capelli ci tormenta – urla sopra Ultimo ‘I tuoi particolar­i’. Noi ci fermiamo sull’amato Brunori Sas su di un’amata ‘L’amore è una dittatura’, capolavoro. Il resto è dall’alba di oggi su www.laregione.ch.

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LETIZIA REYNAUD Luciano Ligabue

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