Costituzione: 4 modifiche, 4 sì
Via libera alle novità previste con la revisione della Legge sui diritti politici. Ma alle urne solo il 31,5%
Schiacciante maggioranza per tutti i temi. Raccolta firme, allungati i termini: per le iniziative da 60 a 100 giorni, per i referendum da 45 a 60.
Sono passate più che in carrozza le quattro modifiche costituzionali, in votazione ieri, già approvate dal Gran Consiglio il 6 novembre scorso nell’ambito della revisione della Legge sui diritti politici. Il 75,7 per cento dei votanti si è detto d’accordo a riprendere la prassi federale sul tema dei diritti politici dei ticinesi all’estero. Il 73,2 si è schierato per la decisione di non sottoporre più obbligatoriamente al voto popolare un’iniziativa generica già approvata dal Gran Consiglio. E se l’87,6 per cento ha dato via libera alla possibilità di votare una revisione della Costituzione con varianti, il 79 per cento degli aventi diritto ha dato semaforo verde al tema principale in votazione: l’allungamento dei termini per la raccolta firme per iniziative e referendum. Per le prime, si passerà da 60 a 100 giorni a disposizione. Per i referendum, da 45 a 60. Maggioranze schiaccianti per tutti e quattro i temi, quindi. Ma la partecipazione al voto, soprattutto considerando che a essere in ballo c’erano modifiche inerenti i diritti politici, è stata bassa. Solo il 31,5 per cento degli aventi diritto ha espresso il proprio voto. Erano temi «molto, molto tecnici» per Sabrina Aldi (Lega), correlatrice assieme a Jacques Ducry (Ps/indipendente) della revisione della Legge sui diritti politici, la quale raggiunta dalla ‘Regione’ annota che «erano sì, quattro modifiche costituzionali. Ma che andavano a inserirsi nell’ambito di una revisione globale e complessa». Sicuramente ha giocato un ruolo anche la quasi assenza di dibattito: «Probabilmente sì, il fatto che quasi tutti i partiti si fossero schierati a favore, così come il governo, – rileva Aldi – non ha infiammato più di tanto la discussione». È comunque soddisfatta la granconsigliera leghista, perché «con questa approvazione popolare si arriva a chiudere un cerchio. Questa revisione è stata un progetto lungo tutto una legislatura, tra sottocommissione, rapporto, emendamenti e dibattito in aula. Come relatrice sono molto contenta per il risultato, che era quello che auspicavamo. Mi ha fatto molto piacere che la stragrande maggioranza dei votanti sia andata in una direzione che era quella da noi proposta». Un via libera popolare che, si diceva, allunga i termini per le raccolte firme. «Sì – riprende Aldi – il Ticino era davvero fanalino di coda sotto questo aspetto. Siamo riusciti a migliorare un po’ la situazione, a rendere più accessibile promuovere iniziative o referendum, anche se si potrebbe fare di più. Comunque, questa modifica ci permette di posizionarci un po’ meglio nel confronto con gli altri Cantoni». Sui termini, a novembre in Gran Consiglio il Plr si è smarcato. Andavano bene così, dissero in aula. Lo conferma il capogrup- po liberale radicale Alex Farinelli da noi contattato: «Ma tengo a precisare che su questo tema non abbiamo fatto battaglia, né campagna. In aula abbiamo portato un calcolo empirico che mostra come nemmeno l’introduzione del voto per corrispondenza ha provocato grandi cambiamenti, e che negli ultimi quindici anni larga parte di iniziative o referendum sono riusciti. Una normale discussione, il parlamento ha deciso altrimenti e nessun problema». E se l’Udc nel commentare l’esito della votazione rileva che “il popolo ci ha dato ancora una volta ragione, ma sulle iniziative sarebbe stato giusto continuare a interpellare i cittadini”, il Ps fa sapere che “accoglie positivamente il fatto che il popolo abbia accettato le modifiche ai diritti politici decise dal Gran Consiglio”. Una curiosità: la Rsi ha dato notizia che da Melano su un tema sono stati inviati i risultati al contrario, con quindi una maggioranza di no. L’errore sarà corretto con un verbale.