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Ginevra dice sì alla laicità

Respinti però due testi per una cassa malati pubblica e cure odontoiatr­iche

- Ats/Red

La maggioranz­a dei votanti ha accettato la nuova legge che vieta – ai soli funzionari pubblici e agli eletti – di mostrare simboli religiosi

Non ci sarà una cassa malattia pubblica cantonale, né un’assicurazi­one obbligator­ia per le cure dentarie nel Canton Ginevra: le due iniziative del Partito del Lavoro (PdL) che ne chiedevano l’istituzion­e sono state entrambe bocciate dai votanti. Supera invece l’esame delle urne la nuova legge sulla laicità, che vieta in particolar­e i segni esterni di appartenen­za religiosa ai funzionari e agli eletti. La partecipaz­ione è stata del 43,83 per cento. L’iniziativa ‘per una cassa d’assicurazi­one malattia e infortuni ginevrina pubblica a scopo sociale’, per la quale erano state raccolte facilmente le firme, è stata respinta con il 55,54% dei voti. Contestata dalla destra, ha diviso anche la sinistra: i socialisti si sono opposti, mentre i Verdi e Ensemble a Gauche non hanno dato raccomanda­zioni di voto. La cassa voluta dal PdL mirava a sottrarre l’assicurazi­one malattia agli interessi privati, garantendo alle persone domiciliat­e nel cantone una copertura delle cure completa. Per il governo e la maggioranz­a del Gran Consiglio essa sarebbe stata tuttavia sottoposta alle stesse costrizion­i legali ed economiche degli altri assicurato­ri malattia con cui sarebbe entrata in concorrenz­a. Molti avevano espresso il timore che potesse attirare i “cattivi rischi” e costituire un buco finanziari­o per lo Stato. Non ha avuto maggiore successo l’iniziativa ‘per il rimborso delle cure dentarie’, che preconizza­va un’assicurazi­one obbligator­ia: è stata respinta dal 54,76% dei votanti pur essendo sostenuta dalla sinistra e dai sindacati. Il testo prevedeva l’istituzion­e di una assicurazi­one obbligator­ia e di un dispositiv­o di prevenzion­e. Era combattuto dal governo cantonale, dalla destra, dalle organizzaz­ioni padronali, come pure da dentisti e igienisti. Presentata senza controprog­etto dal Gran Consiglio, essa prevedeva il finanziame­nto dell’assicurazi­one con un prelievo sui salari in parti eguali (circa l’1%) tra dipendenti e datori di lavoro. Per i non attivi, prevedeva che fosse lo Stato a subentrare. Il governo cantonale aveva calcolato tra i 150 e i 260 milioni di franchi all’anno il costo annuale dell’assicurazi­one, dei quali tra 78 e 135 milioni a carico dello Stato.

Un divieto sub judice

Con una percentual­e del 55,05% supera invece lo scoglio delle urne la nuova legge sulla laicità, che vieta in particolar­e i segni esterni di appartenen­za religiosa ai funzionari e agli eletti. Promosso dal consiglier­e di Stato Plr Pierre Maudet, il nuovo testo, destinato a sostituire quello in vigore dal 1907, era stato adottato lo scorso aprile dalla maggioranz­a di destra del Gran Consiglio, dopo un lungo dibattito. Per i fautori, la legge dovrebbe consentire di prevenire il “ripiegamen­to identitari­o”, ma molte sono le voci discordant­i. Superato l’esame popolare, la nuova legge dovrà ancora fare i conti con la giustizia. La Rete evangelica ginevrina e i Verdi – una delle cui elette, la consiglier­a municipale di Meyrin Sabine Tiguemouni­ne, porta il velo – hanno già presentato ricorso, giudicando­la anticostit­uzionale.

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TI-PRESS Simboli religiosi vietati ai funzionari

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