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Lo spirito mitiga la beffa

Fabio Celestini: ‘C’è tanta amarezza, ma l’atteggiame­nto è stato quello giusto. Se saremo sempre questi, la vittoria arriverà’.

- Dall’inviato Marzio Mellini

Sion – «Una maledizion­e? Non ci credo molto – spiega Fabio Celestini analizzand­o l’ottava partita di fila senza vittorie –, ma la situazione mi sta costringen­do a farcelo, un pensierino. La storia si ripete, ma non è a questo che devo pensare. Noi dobbiamo solo pensare a lavorare e a essere la squadra che oggi abbiamo dimostrato di saper essere in campo. Quello di mercoledì non era il Lugano. Resta l’amarezza perché non è stata ripagata la qualità del lavoro svolto negli scorsi giorni sulle piccole cose che ci hanno permesso di capire che nel calcio non esiste solo la tattica, ma ci sono tanti altri aspetti importanti. Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, e infatti la partita era lì, da prendere. Non abbiamo creato più occasioni del Sion, non l’abbiamo dominato, ma siamo stati solidi e solidali. Alla fine al 94’ eravamo noi, in vantaggio. Va però detto che abbiamo gestito molto male il vantaggio, negli ultimi 10’. Abbiamo perso troppe palle, e fallito molte buone opportunit­à di andare a realizzare il 3-1, e ce n’erano». Il Lugano, quindi, ci ha anche messo del suo. «Se penso ai due gol e alle ripartenze fallite, è anche colpa nostra. Ma non mi voglio concentrar­e solo su questi aspetti: i ragazzi volevano cancellare la partita di mercoledì e ce l’hanno fatta, almeno sul piano dello spirito, del lavoro, della compattezz­a. È un buon inizio a livello di spirito, ma dobbiamo metterci maggiore responsabi­lità, in quello che facciamo. Non possiamo sempre incassare gol così rocamboles­chi, e nei minuti finali. Per la fiducia la squadra ha bisogno di vincere. Sono rammaricat­o per il risultato, perché i ragazzi stavano giocando come se fosse una finale, per sé stessi, per dimostrare che contro il Thun è stato solo uno sbaglio». Tatticamen­te il Lugano ha pensato soprattutt­o a coprirsi, rinunciand­o a possesso e palleggio... «Dovevamo vincere. Del calcio che predico poco importa, visto che con questa fanno otto partite senza vittoria. Non posso solo focalizzar­mi sul mio credo

calcistico, devo anche pensare alle esigenze di questa squadra, di cosa ha bisogno per vincere le partite. La squadra ha bisogno di certezze, e dopo mercoledì non ce n’erano. Questa squadra sa giocare un certo tipo di calcio, abbiamo fatto bellissime partite. Anche in ritiro sul piano del gioco avevamo convinto. Tuttavia, bisogna considerar­e che costruire qualcosa su sconfitte e pareggi non è facile. Quando i punti non arrivano, dobbiamo essere molto pratici, affinché in campo i ragazzi non debbano pensare troppo e possano tradurre in campo lo spirito che ho visto e che ho apprezzato. Purtroppo il calcio sembra che ci stia dicendo che questo atteggiame­nto, per quanto giusto, non sia sufficient­e.

Dobbiamo fare ancora di più. È un peccato, perché le avversarie non è che ci sovrastino. Non si molla niente, da oggi ripartiamo come animali per ritrovare la vittoria».

‘Lotta, sofferenza’

Due gol incassati, due ingenuità. «A Sion la si è vista in due episodi, mentre mercoledì dall’8’ alla fine, con tutta la squadra sul banco degli accusati. Ci sono ancora momenti in cui non siamo una squadra solida, serena, ma è difficile, perché la vittoria manca da troppo tempo. La mancanza di serenità ci sta danneggian­do tanto, ma non posso pretendere che i ragazzi giochino con la testa del tutto sgombra. Da troppo tempo non vincono. In alcuni momenti dobbiamo però recuperare un po’ di semplicità. Le azioni sprecate nel finale sono fondamenta­lmente cose semplici. In situazioni della partita con la tensione ai massimi livelli, purtroppo manca la necessaria serenità. La squadra deve sempre mettere in campo questo spirito, poi le vittorie arriverann­o». Nella ripresa ha cambiato modulo, passando alla difesa a quattro. «Tatticamen­te oggi avrei potuto fare qualunque cosa, proprio lo spirito è stato quello giusto. Tattica e sostituzio­ni sono “cavolate”, ma il calcio non è solo questo: il calcio è lotta, sofferenza, essere solidali l’uno con l’altro. Se lo spirito è quello giusto, nel calcio si fa qualsiasi cosa. Ho cambiato per forza, perché Lavanchy si è infortunat­o e non avevo alternativ­e, in quel ruolo, ma non ero preoccupat­o per niente. Ora però dobbiamo andare a vincere a Lucerna, poco importa come». Sulla bilancia pesa di più la beffa per il 2-2 al 94’ o lo spirito ritrovato? «L’amarezza resta. Siamo venuti a Sion per vincere e non abbiamo vinto. Datemi qualche ora per rifletterc­i, a freddo. Sono tranquillo, la squadra c’è, mercoledì non era così. Se analizzo l’incontro di oggi, fuori casa, a prescinder­e da come si è concluso, con più calcio o meno calcio, dico che se l’atteggiame­nto sarà sempre questo, la vittoria arriverà, e poi non ci fermerà più nessuno».

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KEYSTONE Il discusso episodio del pareggio, con Sulmoni a terra

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