Principessa tra le regine
La Suter conquista l’argento nella discesa che vede Stuhec difendere il titolo e Vonn chiudere la carriera con un bronzo
È il Mondiale di Aksel Lund Svindal e Lindsey Vonn, che nell’ultima gara delle loro incredibili carriere, sono riusciti a conquistare una medaglia. Ma è anche il Mondiale di Corinne Suter, la quale dopo essere salita sul terzo gradino del podio già nel superG ad Are ha fatto altrettanto nella disciplina regina (come per gli uomini corsa su un tracciato accorciato a causa delle cattive condizioni meteo), riuscendo addirittura a salire di uno scalino e ad agguantare uno splendido argento a 23 centesimi dalla vincitrice Ilka Stuhec (che ha confermato il titolo conquistato nel 2017 a St. Moritz diventando la prima donna a riuscirci dopo la rossocrociata Maria Walliser nel 1987 e 1989) e 26 davanti alla Vonn. «Quando stamattina mi sono alzata dal letto, ammetto che sentivo un po’ di pressione, ma fortunatamente è progressivamente scomparsa man mano che si avvicinava la partenza – ha spiegato al termine della gara la 24enne svittese, che è riuscita a confermare l’ottimo stato di forma palesato in Coppa del mondo così come i buoni risultati in prova nonostante delle condizioni di visibilità leggermente peggiori durante la sua discesa –. Quando sono scesa io era piuttosto scuro in pista, ma ho provato ugualmente a lasciar correre gli sci. È davvero incredibile lasciare la Svezia con due medaglie».
‘I 30 sono i nuovi 20’
È invece solo una e di bronzo ma dal valore incalcolabile quella che porterà a casa dall’ultima gara di una straordinaria carriera Lindsey Vonn, la quale nonostante un fisico martoriato dagli infortuni e una bruttissima caduta cinque giorni prima in superG ha colto 12 anni dopo i primi due (e sempre ad Are) il suo ottavo podio iridato (2 titoli), che si aggiunge a tre medaglie olimpiche (1 oro), quattro Coppe del mondo generali e 16 globi di specialità, per un totale di 82 successi in Cdm, quattro in meno del record di Ingemar Stenmark. «Speravo di essere sul podio, è stato un finale fantastico – le parole della statunitense, che a 34 anni è diventata l’atleta più anziana a mettersi al collo una medaglia iridata –. I 30 anni sono i nuovi 20 e quindi in partenza mi sentivo una ventenne. Il pensiero di essere una vecchietta dopo la caduta in superG era sparito e ho dato tutto, ho sciato veramente con il cuore. Ho visto che ieri Aksel Svindal ce l’ha fatta a chiudere la sua carriera a con una medaglia e mi sono detta che dovevo farcela anche io. C’era anche la mia famiglia qui, davanti a Stenmark: è stato bellissimo».
Lara brava a metà
Meno bella è invece stata la giornata di Lara Gut-Behrami, che si è dovuta accontentare dell’ottavo posto a 0”78 dalla Stuhec e a 0”29 dal podio. «La differenza le migliori l’hanno fatta nella parte bassa e io fino a metà gara ero quinta – ha detto la ticinese –. Dal secondo intermedio, però, ho tirato troppo le linee perdendo velocità e l’ho pagato. Sono contenta per Corinne, se lo merita». Alla ticinese rimane da disputare il gigante di giovedì... «Non è l’ultima gara della mia carriera, ce ne saranno tante altre e cercherò di sfruttarla per ritrovare le giuste sensazioni, che sono sicura prima o poi arriveranno».