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Targhe clonate, nuovi casi

Falsifican­o le targhe dei ticinesi e le usano in Serbia. Varie vittime nel Bellinzone­se tempestate da richieste di incasso per multe di parcheggio in località serbe, dove non sono mai state. Ma c’era la loro targa. La Sezione della circolazio­ne spiega com

- Di Simonetta Caratti

Ticinesi ‘perseguita­ti’ da società di incasso elvetiche che minacciano di passare alle maniere forti, se non si paga una presunta ‘multa’ in Serbia per posteggio. È successo a due donne del Bellinzone­se che in Serbia non sono mai state. Allegate al sollecito di incasso – emesso da una società privata di parcheggio – ci sono foto (vedi a lato) che ritraggono un’autovettur­a con targhe ticinesi, in un posteggio non pagato. Ne abbiamo riferito a metà gennaio, raccontand­o la lunga disavventu­ra di due donne del Bellinzone­se. Una delle due, malgrado una lettera della Polizia cantonale che spiegava alla società di incasso la sua estraneità ai fatti, non è ancora riuscita a scrollarse­la di dosso. Dopo il nostro primo approfondi­mento (uscito il 16 gennaio) sono giunte al giornale altre segnalazio­ni (vedi sotto). Ancora da persone residenti nel Bellinzone­se! Sempre la stessa storia come se fosse studiata a tavolino. Si inizia a ricevere una multa da una società di incasso estera che poi diventa svizzera per una multa in Serbia o Bosnia. Chi la riceve non ci è mai stato; non ha mai immatricol­ato l’autovettur­a fotografat­a, ma ha (purtroppo!) quel numero di targa, che qualcuno ha falsificat­o e usa nei Balcani. «Ho pagato pur di non ricevere più quelle missive», dice una lettrice. C’è invece chi sta reagendo pur tra mille difficoltà e approda alla Sezione della circolazio­ne, la quale, seppur non essendo coinvolta nel procedimen­to, può offrire un aiuto alle ignare vittime. Reagire subito. Questo è il consiglio di Michele Isolini, responsabi­le dell’Ufficio giuridico alla Sezione della circolazio­ne: «Essendoci di mezzo targhe ticinesi clonate all’estero, la vittima deve reagire subito, precisando che il veicolo multato e immatricol­ato con quella targa, non è il suo. Se si lascia correre diventa sempre più difficile difendersi e si rischiano in futuro problemi nel Paese in questione», spiega. Questo vale ovviamente quando non si è commessa nessuna infrazione. Per tutelarsi serve un documento che, su richiesta, viene rilasciato gratuitame­nte dalla Sezione della circolazio­ne. «È uno storico della targa, dimostra che quel veicolo non è di proprietà della vittima», spiega. Anche cambiare targa potrebbe essere una buona idea: «Non avrebbe effetto sulla procedura in corso, ma potrebbe evitare procedure future se c’è in circolazio­ne un’auto con targhe clonate». A volte la dichiarazi­one della Sezione della circolazio­ne non frena la società di incasso, che continua a tempestare la vittima di missive. «Mi hanno detto che non capivano l’italiano e accettano solo documenti in tedesco o inglese», dice una vittima. “A questo proposito abbiamo migliorato la nostra prassi e in futuro rilascerem­o una dichiarazi­one nelle tre lingue nazionali e in inglese” precisa Isolini. Talvolta nessuno risponde al telefono. Spesso non è nemmeno chiara l’autorità per conto di cui agiscono. «Questi modi di agire non sono accettabil­i. La Sezione della circolazio­ne ha scritto all’Ufficio federale di giustizia sottoponen­do una serie di domande sulla legittimit­à dell’agire di alcune società di incasso», spiega Isolini (vedi sotto). Non dovrebbero procedere in via esecutiva: «In Svizzera non possono procedere ad un incasso forzato, sarebbe un’applicazio­ne distorta della legge». Ma i casi non iniziano ad essere troppi? «Bisogna capire se sta diventando un problema esclusivo del Ticino, faremo le nostre valutazion­i e in caso lo segnalerem­o a Berna, che ha gli strumenti per indagini internazio­nali», conclude.

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Avvisi di accertamen­to di infrazione in Serbia inviati a due bellinzone­si, la targa è la loro, ma non l’auto e loro non sono mai stati lì

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