Scuola e azienda, la strategia vincente
Lavorare e imparare. La Svizzera vanta un sistema di formazione duale invidiato dagli altri Paesi, ma oggi ci si chiede se questo modello sarà anche in futuro la carta vincente o se bisognerà in qualche modo potenziarlo. “Migliorarlo si può sempre, ma attenzione a non stravolgerlo, come ogni tanto si rischia di fare dando più peso alla parte scolastica che a quella aziendale. All’estero lo si è fatto con risultati catastrofici”, avverte Mauro Dell’Ambrogio, sino a poche settimane fa Segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione. Da anni si lamenta, però, la mancanza di manodopera qualificata, una carenza messa in luce anche in Ticino dall’ultima inchiesta congiunturale della CcTi. Come risolvere questo problema? “Dipende dal settore – risponde Dell’Ambrogio –. Rafforzare l’offerta di formazione, riqualificare (per esempio nel settore informatico), trattenere o far tornare sul mercato del lavoro (come il personale femminile nelle cure). Prestigio e condizioni di lavoro hanno pure effetto su vocazioni e disponibilità. Importare è inevitabile per i lavori che i residenti non amano o non hanno il talento per fare. Nelle professioni regolamentate si può anche esaminare se i requisiti d’accesso non siano troppo selettivi”. Ma sulla crescita economica pesano anche altri fattori: l’invecchiamento della popolazione, la generazione dei baby boomers che va in pensione e un clima politico che non favorisce l’arrivo di lavoratori dall’estero di cui il sistema produttivo ha bisogno. “Con più pensionati, meno lavoratori e risparmi non remunerati, crollano lo Stato sociale e il sistema pensionistico, non solo la crescita economica” sottolinea Dell’Ambrogio. Secondo l’ex Segretario di Stato, l’immigrazione non va combattuta ma selezionata: “Sì a imprenditori e specialisti in grado di mantenerci al top della concorrenza mondiale, no a chi non si integra e non produce – spiega –. Questa cinica necessità non contraddice misurati atteggiamenti di solidarietà, anche globale: una civiltà tesa solo al benessere materiale, magari mal ripartito, senza altri valori non sopravvive”.