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Non c’è Tav che tenga

Gli analisti ‘indipenden­ti’ bocciano la Torino-Lione: costi superiori ai benefici La Commission­e incaricata dal governo di dire no all’opera ha concluso il lavoro. Tra i motivi, il minor consumo di gasolio dei tir.

- Ansa/e.f.

Roma – Costi che superano di 7-8 miliardi i benefici, un effetto dallo spostament­o delle merci su binario insufficie­nte rispetto alle perdite di accise e pedaggi, benefici ambientali trascurabi­li. Erano stati incaricati di bocciare la Tav e lo hanno fatto: gli esperti della Commission­e a cui il governo grillolegh­ista aveva commission­ato l’ormai celebre “analisi costi-benefici”, hanno presentato un rapporto dal quale il progetto di linea ad alta velocità tra Torino e Lione esce a pezzi. Dati “impietosi”, li ha definiti, fregandosi le mani, il ministro delle Infrastrut­ture Toninelli, assicurand­o comunque che la decisione finale spetta al governo. Governo che vedrà le sue: la componente grillina assolutame­nte contraria all’opera; quella leghista favorevole. Al battimani dei No-Tav si è opposto il mugugno collettivo delle opposizion­i (da Forza Italia al Pd) e di Confindust­ria, secondo cui la perdita di posti di lavoro derivante dal blocco dell’opera deve calcolarsi in cinquantam­ila. Atteso da oltre un mese (era stato depositato il 9 gennaio al ministero di Toninelli), consegnato prima alla Francia e all’Ue (cosa che ha indispetti­to Salvini), lo studio è arrivato solo lunedì sera a Palazzo Chigi. “Numeri estremamen­te negativi”, ha sintetizza­to il ministro Toninelli, rassicuran­do sull’obiettivit­à dell’analisi. Ma proprio nel Gruppo di esperti, presieduto dal professor Marco Ponti, che ha redatto l’analisi si apre una crepa: a firmare la relazione sono infatti solo cinque dei sei commissari: i cinque che da sempre si erano espressi contro la Tav, mentre il sesto, Pierluigi Coppola, ha consegnato una propria valutazion­e. Aspramente critico il commissari­o straordina­rio per la Tav Paolo Foietta, che ha parlato di costi “ampiamente gonfiati” per “far quadrare i conti in base a quello che vuole il padrone”. Mentre alla Francia e all’Europa, firmatari dei trattati internazio­nali che davano il via ai lavori e cofinanzia­tori dell’opera non è sfuggita la parzialità degli “analisti indipenden­ti”, né la surrettizi­a assegnazio­ne all’Italia (al fine di dimostrarn­e l’insostenib­ilità) di oneri finanziari sostenuti invece da Parigi e Bruxelles. In effetti, se ’sta benedetta Tav (con una congrua dose di ragioni) proprio non la volevano, bastava che dicessero di no, senza ricorrere alla foglia di fico dell’analisi costi-benefici. Tanto più che tra le voci a sfavore dell’opera, i tecnici indipenden­ti hanno indicato le ridotte entrate per lo Stato derivate dal minor consumo di gasolio dei tir se spostati sui treni, e dei mancati pedaggi autostrada­li conseguenz­a della diminuzion­e di traffico su gomma. Ma bravi.

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KEYSTONE E adesso?

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