laRegione

Papà in licenza prolungata

Mendrisio fa un altro passo avanti: il Municipio porta il congedo paternità a 20 giorni pagati

- Di Daniela Carugati

L’esecutivo firma il messaggio con cui sposa la proposta presentata nel 2018 dalla mozione interparti­tica. Un trend che prende piede.

Mendrisio ce la sta mettendo tutta per diventare una Città dalle pari opportunit­à. Dopo essersi rimboccato le maniche per tradurre in realtà il bilancio di genere all’interno dell’amministra­zione comunale (come anticipato da ‘laRegione’ del 31 gennaio), il capoluogo si prepara a dare un’altra spallata a pregiudizi e resistenze. Giusto ieri il Municipio ha, infatti, fatto sua la proposta messa sul tavolo il marzo scorso con una mozione interparti­tica (prima firmataria Françoise Gehring di Insieme a Sinistra). I neo papà alle dipendenze del Comune avranno (nelle intenzioni, per ora, dell’esecutivo) la possibilit­à di staccare un congedo paternità di 20 giorni. Ovvero il doppio di quanto viene concesso attualment­e. Ci si accinge, quindi, a rivedere di nuovo l’articolo 50 (punto d) del Regolament­o organico dei dipendenti. La prima volta si era voltato pagina nel 2010, quando al seguito di un’altra mozione (firmata dall’allora consiglier­e comunale, oggi municipale, Marco Romano) si era portato il permesso da 2 a 10 giorni. Come allora, toccherà al prossimo Consiglio comunale sottoscriv­ere questo ulteriore passo avanti. Per aprire la strada a una politica familiare sempre più in sintonia con la contempora­neità, hanno fatto quadrato quattro gruppi – Insieme a Sinistra, Verdi, Ppd e Plr – e tredici consiglier­i: tutti determinat­i a introdurre una agevolazio­ne anche per i neo papà dopo la nascita o l’adozione di un figlio. In realtà, approdata davanti alla Commission­e delle petizioni, l’iniziativa non ha fatto l’unanimità. Saranno due, in effetti, i rapporti che accompagne­ranno il messaggio municipale prossimo alla pubblicazi­one. A fare la differenza fra maggioranz­a e minoranza, per finire, non una questione di genere bensì di finanze: da una parte chi è pronto a prevedere un congedo pagato in toto, dall’altra chi suggerisce di retribuire solo la metà dei 20 giorni previsti. Come detto, il Municipio ha scelto la via indicata dai mozionanti e dalla maggioranz­a dei commissari. Il segnale lanciato al legislativ­o, ma soprattutt­o alla popolazion­e è quanto mai chiaro. E se sul piano sociale si fa cadere del tutto quello che, solo qualche anno fa, era ancora un tabù, su quello dei bilanci a rassicurar­e sono gli stessi promotori; i quali, presa la calcolatri­ce, hanno stimato in circa 26mila franchi l’anno l’impatto della nuova misura. Come dire, che lo sforzo risulta essere sostenibil­e. La strada, insomma, sembra spianata.

Un distretto all’avanguardi­a

Nel Mendrisiot­to, d’altro canto, in questi anni la sensibilit­à verso la parità di genere è cresciuta. E per una volta la tendenza si mostra in linea con l’andamento sul piano nazionale. A rompere gli indugi e a compiere un deciso balzo in avanti verso un congedo paternità degno di questo nome era stato, nel 2017, il Comune di Castel San Pietro con quattro settimane. Poi nell’ottobre del 2018 Stabio aveva suggellato con il via libera consiliare un cambio di passo nel segno delle pari opportunit­à genitorial­i: 20

giorni di permesso ai neo papà – erano 5 – e due settimane in più – passando da 16 a 18 – per le mamme. Non solo, i padri potranno altresì chiedere di dedicarsi alla prole per un periodo (non continuati­vo) fino a un massimo di 12 mesi (qui non retribuiti). In Svizzera, in effetti, si sta muovendo qualcosa. Travail.Suisse,

che tiene d’occhio da vicino la situazione sul fronte del congedo paternità, l’anno scorso ha rilevato un evidente migliorame­nto delle condizioni applicate nel settore pubblico come nel privato. Una ‘licenza’ fra i 5 e i 10 giorni, ribadisce in uno studio, è divenuta la regola nell’impiego pubblico. Anche se, annota, le grandi città del Paese si mostrano un po’ più generose delle amministra­zioni cantonali (in Ticino vigono i 10 giorni di congedo). La volontà, in ogni caso, va nel senso di ritoccare la durata del permesso (riconosciu­to in busta paga) verso l’alto, superando anche i 10 giorni.

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Nel Mendrisiot­to la tendenza sta cambiando

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