Non è facile fare i film con i bambini
Si è sentito anche un “vergogna!” per il film italiano ‘La paranza dei bambini’ e si sono sentite contestazioni in conferenza stampa per il film tedesco ‘Ich war zuhause, aber’, con la regista Angela Schanelec che risponde piccata alle domande, salvo poi chiedere scusa. Il fatto è che non è facile fare i film con i bambini, non è facile essere capaci di fare un film. Il fatto è che non tutto è lecito e che il cinema non è televisione. Claudio Giovannesi su sceneggiatura di Roberto Saviano, dal suo romanzo omonimo, confeziona malamente questo ‘La paranza dei bambini’, uno sceneggiato televisivo che pericolosamente riesce a esaltare figure giovanili biasimabili per la loro violenza e per l’ideologia camorristica che rappresentano. Il regista si mette dalla parte dei suoi personaggi rendendoli attraenti. Dobbiamo così accettare una storia di amicizia delinquenziale intinta in una insipida storia d’amore adolescenziale da bigliettini dei Baci Perugina. Il regista patina il suo dire di una realtà sporca e sanguinosa, pericolosamente la edulcora. Se ci si aspettava dalla trama un film di costruttiva denuncia si resta allibiti, delusi. Certo sono ragazzi che come tanti nel mondo hanno come misura i soldi, l’aspetto fisico, i follower, ma mentre in altre parti del mondo – e anche nella Napoli in cui vivono – hanno altro, questi pensano a uccidere e diventare boss; non è normale accettare il loro bacato punto di vista. Vittorio De Sica in ‘Sciuscià’ guarda con dignità a un mondo bambino difficile, un mondo che vede come limite, qui, manca la dignità e il senso di un limite. Non convince, in concorso, neppure “Ich war zuhause, aber” (Ero a casa, ma) di Angela Schanelec, un film su una famiglia che entra in crisi dopo la perdita del padre. Una perdita che affligge tutti, ma soprattutto il figlio tredicenne dello scomparso. Ci vuole tempo per la sedimentazione di un grande dolore. La regista fatica a raccontare, resta troppo in superficie; peccato. Sempre in concorso non riesce a convincere ‘Mr. Jones’ che Agnieszka Holland dedica al reporter gallese Gareth Jones che negli anni Trenta del secolo scorso svelò al mondo la tragedia ucraina di una carestia senza precedenti, causata da un programma agricolo sovietico fallimentare. Prodotto dall’Ucraina, il film diventa un pallido pamphlet antirusso.