Una finale lunga 18 partite
Nikola Milosavljevic: ‘Abbiamo vinto le prime due, ma la strada è ancora insidiosa. A Sion sono cresciuto molto’.
Il buon giorno si vede dal mattino. Un gol e un assist che in due partite hanno squarciato la notte di una prima parte di stagione difficile e segnata da una sola apparizione da titolare con la maglia del Winterthur. Tornato a Chiasso, da dove era partito a Natale del 2016, Nikola Milosavljevic è stato tra i protagonisti del folgorante inizio di ritorno della compagine rossoblù: due partite, sei punti, quattro gol all’attivo e uno solo al passivo. E, come detto, una rete e un passaggio decisivo sul conto del centrocampista formatosi nel Team Ticino. Meglio di così... «Si può sempre fare meglio, il mio motto è “sbagliato accontentarsi”. Detto questo, è vero che sono soddisfatto. Sono venuto a Chiasso perché ci tengo e voglio dare una mano alla società. E, in questi casi, “dare una mano” significa soprattutto aiutare a vincere, meglio ancora se con l’aggiunta di qualche gol personale, cosa mai scontata per un centrocampista». Al di là di tutto, il Chiasso è partito con il botto... «Andare a vincere a Sciaffusa e poi battere il Servette al Riva IV non è cosa da tutti i giorni. Ciò detto, come ha subito sottolineato il Mister, non abbiamo ancora fatto nulla, di fronte a noi restano 16 finali e non dobbiamo commettere l’errore di alzare la cresta per due vittorie. L’inizio è stato indubbiamente positivo, ma occorre continuare a seguire le direttive del Mister e lavorare come lui desidera». Quattro reti all’attivo e una sola al passivo, oltretutto evitabile... «Certo, in quella circostanza avremmo potuto far meglio, ma abbiamo dimostrato di essere capaci a rimediare, rivoltando la partita come un calzino, cosa che
contro la capolista non tutte le altre squadre possono vantarsi di aver fatto. Non a caso il Servette non perdeva da 13 partite (0-1 con il Losanna il 31 agosto, ndr). Questo inizio di 2019 ci sta fornendo consapevolezza sulle nostre capacità. E quando batti la capolista capisci che, entrando in campo con la giusta mentalità, sei in grado di sconfiggere qualunque avversario». L’arrivo di Andrea Manzo in panchina ha portato aria nuova e i risultati iniziano a vedersi... «Il Mister ci chiede di giocare per noi stessi, per la società e per la squadra. E di farlo con il cuore, perché
l’importante è non avere rimpianti quando al 90’ l’arbitro fischia la fine. Tutte le squadre preferirebbero avere il controllo del pallone, ma ciò dipende anche dall’avversario. Sia a Sciaffusa, sia contro il Servette non ci siamo creati tantissime occasioni da rete, ma quelle poche le abbiamo sapute sfruttare. E questa capacità è forse ciò che ai miei compagni era mancato nei primi sei mesi della stagione». Sei mesi che Milosavljevic ha trascorso a Winterthur, dopo essere partito da Chiasso nell’inverno 2016 in direzione Sion ed essere approdato nel Canton Zurigo lo scorso inverno... «Un’esperienza che giudico altamente positiva. Ho avuto la possibilità di giocare sia con il Sion, sia con il Winterthur, a volte in situazioni per nulla facili. Sono cresciuto sia dal profilo umano – per la prima volta sono andato via da casa –, sia a livello di calciatore». Ciò, nonostante in Vallese il ticinese non sia riuscito a ritagliarsi un ruolo da titolare... «Occorre però guardare alla rosa di quegli anni. C’erano giocatori di grande spessore, ai quali ho “rubato” molto. Potermi allenare con gente del calibro di Constant, Uçan o Salatic, tanto per fare tre nomi, mi ha permesso di crescere in maniera sensibile dal profilo professionale». Domenica il Chiasso sosterrà un test molto significativo ad Aarau, contro una squadra che ha ottenuto otto vittorie e un pareggio nelle ultime nove partite... «Gli argoviesi erano partiti con il piede sbagliato, ma hanno fatto un autunno davvero ottimo e attualmente si ritrovano a 4 punti dalla seconda. Hanno dimostrato che pur iniziando male, questo campionato lascia spazio alla possibilità di rimontare. Dobbiamo fare tesoro di questo insegnamento».