Niente feste, bitte schön
Segue dalla Prima Fu infatti nel 1519 che Zwingli, sulla scia di Lutero, iniziò le sue prediche nel Grossmünster. Incentrate contro il celibato dei preti, le indulgenze e il culto dei santi, esse portarono al rifiuto dell’autorità stessa della Chiesa e alla proclamazione della Bibbia come unico fondamento della fede. Nel 1523 Zwingli e gli altri riformatori spinsero i monaci ad abbandonare i conventi, nel 1524 secolarizzarono le istituzioni religiose e nel 1525 abolirono la messa. A sostenerli furono le autorità e le corporazioni dei mestieri, le stesse che ogni anno organizzano il corteo di Sechseläuten (un’invenzione peraltro nata solo 100 anni fa) e che dal lontano Medioevo esercitano imperterrite il loro potere in città. E se lo fanno è anche grazie alla riforma: con l’arrivo degli esuli protestanti provenienti da Ticino e Francia si creò una redditizia produzione tessile che gettò le basi del futuro successo economico. Zwingli morì giovane, nella seconda guerra di Kappel, ma la riforma, nel bene e nel male, non si arrestò, cambiando usi e costumi. Le donne migliorarono per esempio il loro status all’interno del matrimonio, ma per secoli ne rimasero anche prigioniere. Non a caso nel Canton Zurigo oggigiorno gli orari scolastici sono concepiti per gli orari delle casalinghe e non delle madri che lavorano. Per l’anniversario sono state lanciate tante iniziative, come figura sul sito zhreformation.ch. Ce n’è per tutti i gusti: installazioni artistiche, visite guidate, mostre, pièce teatrali, articoli giornalistici, progetti per le scuole, un cartone animato con ambizioni umoristiche, un gioco elettronico e perfino un film su Zwingli. Peccato che passeggiando per il centro di Zurigo poco o nulla se ne percepisca. Davanti al municipio, luogo di una delle mostre, si trova solo un minuscolo manifesto in bianco e grigio. Lì accanto l’installazione AlienBlueLight, che dovrebbe far luce sull’importanza storica dell’ex convento, fa quasi tenerezza nella sua semplicità. Lo stesso dicasi per “Tränen” (lacrime), l’opera di Vanessa Billy nella chiesa di St. Peter, difficilmente riconoscibile come tale. Non a caso il film sulla vita di Zwingli è una stereotipata celebrazione dei virtuosi protestanti contrapposti ai viziosi cattolici. Come spiega lo storico Valentin Groebner, nel film non compare nulla dello stile di vita rinascimentale “all’italiana” allora im- perante, nulla dell’opulenza, del caos, dei colori. Tutto è nero e pacato, secondo un’immagine ottocentesca di pudicizia morale. Zurigo va insomma fiera del suo protestantesimo, ma è forse troppo riservata e sobria, troppo protestante, insomma, per ostentarlo. Oppure, come spesso succede, si è persa la capacità di comunicare nel mondo reale, quello fuori da internet. Oppure ancora il pudore è dovuto alla scarsità di protestanti rimasti, che attualmente sono solo il 22%, superati dal 28% degli odiati cattolici e dal 34% dei non credenti, il vero cardine della popolazione.