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Armi svizzere nella guerra in Yemen

- Di Manon Schick, dir. Amnesty CH

Segue dalla Prima Venerdì il canale televisivo tedesco Deutsche Welle ha rivelato che delle granate di fabbricazi­one svizzera sono state utilizzate nel conflitto yemenita. La settimana scorsa Amnesty Interna- tional ha pubblicato i risultati di una nuova indagine che dimostra come gli Emirati Arabi Uniti inviino costanteme­nte armi acquistate nei paesi occidental­i a milizie che combattono in Yemen. La Svizzera fa parte dei paesi che esportano armi verso gli Emirati. Non è quindi una sorpresa che delle armi di fabbricazi­one svizzera siano utilizzate contro la popolazion­e civile in Yemen. Poco sorprenden­te, certo, ma indubbiame­nte grave. Le autorità svizzere dovrebbero infatti verificare che le armi esportate finiscano nelle mani degli utilizzato­ri designati, gli Emirati Arabi Uniti, e che non siano poi nuovamente esportate. Ma la Svizzera non riesce sempre ad evitare questi dirottamen­ti. E così le granate ritrovate in Yemen provengono dallo stesso lotto esportato nel 2003-2004 verso gli Emirati e già trovate in Siria e in Libia. I fatti lo dimostrano: non si può fare molto affidament­o sui contratti di esportazio­ne conclusi con questo paese. La Svizzera non è evidenteme­nte il solo Stato a trarre profitto dalla guerra in Yemen vendendo armi ai belligeran­ti o agli Stati che forniscono loro delle armi. Stando ai dati disponibil­i, dall’inizio del conflitto quattro anni fa, paesi occidental­i – tra i quali la Germania, la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti – hanno venduto armi agli Emirati Arabi Uniti per un valore complessiv­o di almeno 3,5 miliardi di dollari. Una parte di questo materiale bellico si trova ora nelle mani delle milizie attive in Yemen, colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani e di crimini di guerra. Delle milizie incontroll­ate che rappresent­ano una vera e propria maledizion­e per la popolazion­e civile yemenita: migliaia di uomini, donne e bambini sono già stati uccisi mentre milioni di altre persone vivono in carestia, conseguenz­a diretta della guerra. L’unico modo per garantire che le armi svizzere non siano dirottate sarebbe fermare immediatam­ente le esportazio­ni verso gli Emirati Arabi Uniti. È quanto hanno già fatto paesi come la Danimarca, la Finlandia, la Norvegia e i Paesi Bassi. È quello che la Svizzera potrebbe essere un giorno obbligata a fare se l’iniziativa contro l’esportazio­ne di materiale bellico verso dei paesi in guerra civile riuscirà nel proprio intento. La buona notizia è che questa iniziativa ha già superato le 100mila firme raccolte, e questo solo due mesi dopo esser stata lanciata. La prova che la popolazion­e svizzera non vuole esportare armi a qualsiasi costo, soprattutt­o non se il prezzo da pagare è la vita di civili innocenti.

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