laRegione

Enorme, ennesimo surplus

Nel 2018 i conti della Confederaz­ione hanno chiuso con un’eccedenza di quasi 3 miliardi di franchi

- di Stefano Guerra

Il dipartimen­to di Ueli Maurer ha sbagliato di 2,2 miliardi le stime degli introiti dell’imposta preventiva. Nessuna misura di risparmio nel 2020, ma poi...

I contabili della Confederaz­ione stimano prudenzial­mente l’andamento di uscite ed entrate per l’anno successivo; e in sede di consuntivo le loro previsioni si rivelano errate. A volte eclatante, questa discrepanz­a tra preventivo e consuntivo è diventata consuetudi­ne (cfr. sotto). E anche stavolta trova puntuale conferma. Riaccenden­do la discussion­e politica attorno alla possibilit­à di allentare il freno all’indebitame­nto, in virtù del quale i surplus di bilancio vanno direttamen­te ed esclusivam­ente ad abbattere il debito pubblico (cfr. a lato). L’esercizio 2018 si chiude con un’eccedenza ordinaria che il Consiglio federale in una nota definisce “elevata”. Enorme, più che elevata. Anziché dei 295 milioni preventiva­ti, l’avanzo (ancora provvisori­o) è infatti di 2,9 miliardi di franchi. Lo scostament­o dal preventivo è “minimo” (e “nettamente al di sotto” della media dell’ultimo decennio) sul fronte delle uscite, ambito nel quale è stata mantenuta una “grande disciplina”. L’eccedenza miliardari­a è dovuta invece in massima parte all’evoluzione delle entrate. Nel 2018 sono state di 2,2 miliardi superiori alle attese (73,5 anziché 71,3 miliardi). Introiti largamente superiori a quelli previsti (+900 milioni) li ha generati l’imposta federale diretta, soprattutt­o grazie alle maggiori entrate dell’imposta sull’utile delle imprese. Ma ancora una volta, rileva il governo, è stata l’imposta preventiva a produrre consistent­i entrate supplement­ari (+1,6 miliardi). I rimborsi sono stati invece inferiori alle aspettativ­e. La spiegazion­e va ricercata tra l’altro nei tassi negativi: per aggirarli, le grandi aziende ritardano il più possibile le istanze di rimborso dell’imposta preventiva. In altre parole: finché si può meglio lasciare i soldi ai quali si ha diritto nelle casse dello Stato, anziché disporre subito di liquidità per il cui deposito in banca bisogna pagare. Le cifre sono confortant­i, ma non lasciano spazio all’ottimismo. Almeno non a medio termine. Nel 2020 il piano finanziari­o aggiornato indica ormai un’eccedenza struttural­e di 400 milioni (lo scorso agosto si stimava un identico deficit). E “allo stato attuale”, il prossimo anno “non sarà necessaria alcuna misura di risparmio”. Ma la tregua non durerà. L’andamento degli introiti dell’imposta preventiva non è prevedibil­e; e le riforme in cantiere (eliminazio­ne della penalizzaz­ione fiscale dei coniugi, aumento delle deduzioni fiscali per i premi di cassa malati ecc.) dal 2022 comportera­nno “oneri supplement­ari considerev­oli”. In quell’anno, scrive il governo, “non vi sarà più alcun margine di manovra, bensì un deficit struttural­e nell’ordine di miliardi”.

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