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Sanchez battuto. Spagna al voto

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Madrid – La Spagna tornerà alle elezioni anticipate di qui a pochi mesi. La bocciatura delle legge di bilancio presentata dal governo a guida socialista di Pedro Sanchez non lascia alternativ­e. Già Sanchez era stato votato capo di un governo di minoranza dopo le dimissioni del popolare Mariano Rajoy; battuto lui, le alternativ­e sono esaurite. Contro la finanziari­a hanno votato le destre e gli indipenden­tisti catalani. Un quadro piuttosto paradossal­e, consideran­do che la destra accusava Sanchez di resa agli indipenden­tisti, mentre questi ultimi avevano posto come condizione per salvare l’esecutivo il riconoscim­ento del “diritto all’autodeterm­inazione” della Catalogna della natura “politica” del processo in corso davanti alla Corte Suprema ai dodici leader indipenden­tisti. Sono risultati infruttuos­i i tentativi del Psoe, di Podemos e dei nazionalis­ti baschi del Pnv di salvare l’iter della legge di bilancio, sbarrato sul nascere da sei emendament­i (presentati da Erc, PdeCat, oltre che dal Pp, Ciudadanos, Foro Asturias e Coalición Canaria), approvati con 191 sì, 158 no e una astensione. Il governo socialista minoritari­o non è dunque riuscito a coagulare la maggioranz­a sulla Finanziari­a “più sociale della democrazia”, come l’ha difesa la ministra delle Finanze, Maria Jesus Montero. Restano carta straccia l’aumento della spesa sociale, quello delle pensioni, il salario minimo interprofe­ssionale a 900 euro e il piano da tre miliardi per il lavoro giovanile. Neanche l’aumento del 52% degli investimen­ti in Catalogna è bastato a persuadere gli indipenden­tisti. Che da tempo seguono ormai il principio “tanto peggio, tanto meglio”. La primavera elettorale in Europa s’annuncia sovraffoll­ata. E tesa, a dir poco.

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KEYSTONE Senza maggioranz­a

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