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Per il Consiglio federale non servono controlli più stringenti per gli investimen­ti esteri nel Paese

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Berna – Un controllo più stringente sugli investimen­ti esteri in Svizzera, per esempio da parte di aziende cinesi a caccia di buoni affari, non offrirebbe al momento alcun vantaggio supplement­are alla Svizzera. Il benessere economico della Confederaz­ione dipende molto dall’afflusso di capitale straniero. È l’opinione espressa dal Consiglio federale in un rapporto destinato alle Camere federali in risposta a due postulati, in cui si precisa che il governo intende in ogni caso monitorare la situazione negli anni a venire. Dai due atti parlamenta­ri, inoltrati dal Consiglio degli Stati, emerge una certa preoccupaz­ione per l’offensiva lanciata da alcuni Paesi a caccia di aziende da rilevare. È il caso, per la Svizzera, di Syngenta, Swissport, Gate Gourmet passate in mano ad aziende cinesi. Gli investimen­ti diretti in Svizzera alimentano, secondo una nota della Seco, il timore che ne possa risultare una perdita di posti di lavoro, di know-how o un rischio per la sicurezza nazionale. Secondo l’esecutivo, le autorità possono già contrastar­e adeguatame­nte eventuali pericoli in virtù della legislazio­ne vigente. Sottoporre gli investimen­ti diretti a controlli ufficiali non apportereb­be per il momento alcun valore aggiunto, si legge nel comunicato, ma comportere­bbe invece oneri amministra­tivi supplement­ari per le imprese interessat­e, genererebb­e incertezza tra gli investitor­i. Nel 2017 sono ammontati a 1088 miliardi di franchi gli investimen­ti diretti esteri in Svizzera. A 1228 miliardi il flusso contrario: dalla Confederaz­ione verso l’estero.

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