(Re)imparare a pianificare
Con il voto di domenica (sugli insediamenti) il Mendrisiotto ha lanciato un segnale ‘chiaro’ Il Distretto, in controtendenza, ha registrato numeri significativi sull’iniziativa. Perché il territorio ‘preoccupa’.
Qui a sud del Ticino a volte basta la parola – territorio in questo caso – per mettere l’elettorato sul chi va là. È successo anche domenica scorsa. Messo alla prova sull’iniziativa contro la dispersione degli insediamenti, il Mendrisiotto nell’urna si è mostrato (percentualmente) in controtendenza; come peraltro un po’ lo è stato lo stesso cantone, preso per intero, nei confronti del resto della Svizzera. Il Distretto si è spaccato quasi a metà (e quasi ovunque, con la sorprendente divisione perfetta, 310 a 310, di Balerna) e ha restituito, di fatto, numeri più alti a favore dei paletti (e dei veti) proposti dai Giovani Verdi. A Chiasso e a Breggia hanno prevalso addirittura i ‘sì’, per il 51,25 e per il 50,65 per cento. A Mendrisio e Stabio non si sono distanziati di molto: a essere pro divieto sono stati, rispettivamente, il 48,53 e il 49,54 per cento dei votanti. Certo la partecipazione, attorno al 30 per cento (a livello generale è stata del 37,5), non è stata incoraggiante, ma non si può negare che la realtà urbana della regione, la qualità di vita, l’occupazione del suolo e persino i problemi del traffico, uniti a singole specificità, abbiano avuto il loro effetto sulla scelta dei cittadini. Orientamento che vale, comunque, un segnale chiaro e nitido all’indirizzo dei politici momò e dei Comuni. Quegli enti locali che, in ogni caso, stanno già sperimentando qua e là degli strumenti pianificatori nuovi, proprio con l’intento di salvare il salvabile. Tela di fondo, un’eredità (quanto a Piani regolatori, magari sovradimensionati) che non è facile da gestire.
L’effetto villa liberty
«Bisogna sempre tenere in considerazione gli input che giungono dalla base – Bruno Arrigoni, sindaco di Chiasso, parla per esperienza –. Vi è da dire – rende subito attenti – che a Chiasso può aver giocato un ruolo, anche emotivo, la querelle recente sorta sulla demolizione dell’ex villa Camponovo (abitazione liberty alla quale i proprietari vogliono sostituire un complesso residenziale di 24 appartamenti, ndr). Un altro argomento è poi la presenza di parecchio sfitto: mi sono già sentito chiedere più volte per quale motivo permettiamo che si costrui-
sca ancora. La legge, però, oggi non permette di fissare altri vincoli a chi vuole edificare degli stabili. Resta il fatto che pure noi ci siamo domandati se siano fattibili dei mutamenti nella pianificazione». Mendrisio e Stabio, ad esempio, stanno esplorando nuove strade, con il Piano direttore comunale l’uno, e i masterplan l’altro: Chiasso ci sta pensando? «Al momento – ci dice il sindaco – stiamo cercando di ragionare come agglomerato: un Piano regolatore (Pr) che si limita a Chiasso è riduttivo, ideale sarebbe includere anche i Comuni limitrofi. Non dimentichiamo, poi, che un terzo della nostra superficie è ricoperta da binari: per il futuro potrebbe essere interessante ripensare l’uso di eventuali spazi recuperati
dal ‘territorio’ ferroviario». Un progetto (ribattezzato ‘Gleis 4’) che immagina un quartiere che fa leva sulla stazione esiste già. Non a caso, ci ricorda Davide Lurati, a capo della Pianificazione, si è al lavoro sullo sviluppo centripeto del territorio urbano. E qui la parola d’ordine è densificazione. Una riflessione che potrebbe avere delle ricadute sui comparti cittadini. D’altra parte, che nel Mendrisiotto vi sia una certa preoccupazione su questo fronte trasversale alle forze politiche è palpabile anche per Sebastiano Gaffuri, sindaco di Breggia. E come si spiega il voto in Valle? «Qui la questione non è legata tanto al territorio». Come dire che a far pendere la bilancia sono state piuttosto le forze che sostenevano l’iniziativa (e chi ci credeva). La pianificazione, però, resta un tema. «Essendo un Comune nato da una aggregazione, dopo aver concluso la fase di consolidamento delle finanze e della prassi amministrativa, ci manca quella pianificatoria, ancora da iniziare – ammette Gaffuri –. Del resto, nei decreti aggregativi del Gran Consiglio non si parla mai di pianificazione del territorio, pur essendo un tema rilevante».
Un Pr unico per Breggia
Insomma, non si danno le istruzioni per il raggruppamento dei Pr. «Oggi abbiamo sei strumenti pianificatori – alcuni anche datati, ndr – gestiti da tre pianificatori. E intervenire è complesso. L’intenzione ora è quella di riunire la pianificazione sotto un unico cappello e un solo pianificatore. Ciò ci darà modo di introdurre le nuove norme cantonali e federali con l’obiettivo di delineare un unico Pr e norme di attuazione armonizzate. Confido – annuncia Gaffuri – di arrivare in Consiglio comunale entro l’anno con la richiesta di circa 150mila franchi, necessari ad avviare i lavori che porteranno alla revisione del Piano e uno strumento a sei sezioni ma una sola normativa». Anche Breggia si prepara a entrare nell’ottica di un programma d’azione comunale (o un Piano direttore comunale), al seguito delle modifiche cantonali. Mendrisio ha anticipato i tempi. «Il voto di domenica? Un altro segnale della sensibilità regionale, da cogliere. In fondo noi siamo chiamati a cercare di correggere la situazione data dall’evoluzione del territorio nel passato, cosa non facile: certe scelte del passato hanno un pesante condizionamento nel presente– richiama il sindaco Samuele Cavadini –. Volendo a Mendrisio avremmo ancora un importante potenziale edificatorio. Con il Piano direttore comunale la grande sfida sarà quella di tentare di ridare qualità urbana e spazi verdi dove possibile e pianificare secondo concetti nuovi di sviluppo, con maggiore attenzione, quindi, alle aree dove densificare per liberare altre zone, anche nel ‘cuore’ della città, alla vivibilità. Oggi infatti è impensabile aprire nuove zone edificabili. A noi tocca occuparci e preoccuparci di ottenere un territorio più a misura d’uomo». Le occasioni già non mancano: la piazza del Ponte, il Parco di Villa Argentina.
Il pianificatore di riferimento
Che risposte dare? Stabio punta su un vero e proprio strumento strategico di pianificazione comunale: il masterplan, un approccio che ha condiviso con la popolazione in una serata pubblica. Il sindaco Simone Castelletti ci crede: «Il tema ci sta a cuore e l’impegno preso – ci conferma – è quello di migliorare ciò che è ancora migliorabile. Certo, dobbiamo essere coscienti che occorre lavorare sul territorio che abbiamo. Ecco perché ci siamo mossi nella direzione del masterplan, che ci darà delle informazioni importanti per il futuro. Una cosa è sicura: il pianificatore è diventato una figura presente nella quotidianità comunale. I contatti ormai sono regolari e importanti, in particolare da un anno e mezzo a questa parte». E pure i cittadini dovranno farci l’abitudine.