‘Puntiamo in alto’
Tre squadre ticinesi ai playoff di Lega nazionale B: una ‘prima’ prestigiosa, un traguardo dovuto anche al contributo dei giovani talenti rossoblù. Tra coloro i quali hanno brillato per punti e buone prestazioni c’è Nadir Monighetti, 19 anni, pilastro del Ticino Unihockey.
«A volte mi capita di arrivare alle partite all’ultimo minuto, o addirittura in ritardo, in quanto impegnato anche nel weekend con il lavoro (è tecnico multimediale alla EventMore, ndr). Sono sacrifici che faccio volentieri. Desidero ringraziare il mio datore di lavoro, è molto attento alle mie esigenze, mi permette di conciliare l’attività professionale con l’unihockey. Fermo restando che al primo posto metto il lavoro». Nadir Monighetti, 19 anni, punto di forza del Ticino Unihockey, è alla terza stagione in prima squadra, ai successi della quale ha contribuito con 24 punti (lo scorso anno furono 23). «In 22 partite: un bottino niente male. Nelle ultime partite ho fatto tanti punti. Quando serve, di solito io ci sono. Coach Tomatis si aspetta tanto da me, anche io sono molto esigente con me stesso. Speravo di fare qualcosa in più, di riuscire a “spaccare” per davvero, ma tutto sommato sono contento della mia stagione». Buona, come quella della squadra. «Abbiamo qualità notevoli, e sono emerse. Abbiamo la rosa più giovane, tanti ragazzi sono stati promossi in prima squadra. All’inizio non era così facile capire come sarebbe andata, ma il coach ci ha visto giusto. La squadra c’è. Siamo molti uniti, siamo come una famiglia. Usciamo assieme, andiamo tutti d’accordo, giovani, più anziani e stranieri, che coinvolgiamo sempre. Ci aiutiamo e sosteniamo l’un l’altro. Questo spirito giova al gruppo e agevola le vittorie». L’obiettivo minimo era la salvezza. Ora, però, il quarto posto comporta che il Tiuh quantomeno ci provi. «È un’occasione da sfruttare, cercheremo di andare il più avanti possibile. Il Davos è un avversario rognoso, molto duro. In casa abbiamo subìto forse la peggior sconfitta della stagione, prima di buscarle anche contro l’Altendorf: due incontri giocati molto male, dopo le festività che avevano interrotto una lunga striscia positiva. Ci sono voluti due match per rimetterci in carreggiata. Sono convinto che possiamo vincere contro chiunque. Non c’è più nessuno che dobbiamo considerare imbattibile. Anche con le più forti abbiamo ottenuto risultati importanti. Possiamo davvero puntare in alto». Merito dei progressi fatti registrare da tutta la squadra. «In preparazione, i giovani hanno fatto uno scatto in avanti raggiungendo il livello richiesto dalla Lnb. Ma la nostra forza è soprattutto il gruppo: ci divertiamo tanto, partecipiamo con gioia a ogni allenamento, più di quanto accadesse nella passata stagione. A questo spirito contribuiscono anche gli stranieri. Si sono integrati benissimo e sono molto umili. Giocano ad altissimi livelli e sono sempre pronti a dare una mano, proprio come i veterani della squadra». Il ruolo più confacente? «Tomatis ruota tanto i blocchi. Io gioco ala bassa sinistra. Vado in difesa, mi piace uscire con la pallina. In passato ero piuttosto un realizzatore, segnavo tanto. Questo istinto l’ho un po’ perso, ma sto cercando di ritrovarlo. Tendevo ad attaccare, tralasciando un po’ la difesa. Ora invece gioco a tutto campo. Gol e assist, comunque, non sono mai mancati. Fino a metà stagione ho giocato nel secondo blocco d’attacco, con mio fratello Demis e con Alan Villat. Le ultime partite le ho disputate con gli stranieri, con cui mi sono trovato molto bene. Hanno visione di gioco, mi trovano dove mi sono piazzato. Con loro sono più finalizzatore che costruttore». Dal ghiaccio alla palestra. «Ho giocato a hockey dai 3 ai 12 anni. Dopo un torneo di unihockey scolastico ha preso parte a un allenamento di prova del Tiuh, e sono rimasto... in palestra. L’hockey era diventato troppo impegnativo, anche perché giocavo a calcio e futsal, e in inverno mi piaceva andare a sciare». La Nazionale, capitolo aperto. «Per due anni ho partecipato al torneo interregionale con la Selezione U17. Ho vinto il titolo con Michel Betrisey, il secondo coach ticinese ad aver conquistato il trofeo dopo Luca Tomatis, e ottenuto un secondo posto l’anno dopo. Con la Nazionale svizzera U19 ho preso parte a una sorta di mini-mondiale a Berna con la Repubblica Ceca, la Svezia e la Finlandia. A maggio ci sono i Mondiali U19. Non sono più stato convocato, ma se dovessi fare molto bene... Le porte sono sempre aperte».