Affrontare il futuro senza paura
Riuscire a restare aggiornati con l’avanzamento tecnologico, capirne rischi ed opportunità, cercando di limitare i primi e valorizzare le seconde è una sfida importante. Digitalizzazione e intelligenza artificiale hanno un impatto rilevante anche sul mondo del lavoro: consentono di migliorare i processi, ma pongono interrogativi legati al rischio di perdere posti di lavoro. È un tema che preoccupa da tempo: può la macchina sostituire il lavoro dell’uomo e rendere superflua l’attività di quest’ultimo? Oggi abbiamo sportelli elettronici, auto che guidano da sole e robot che presentano il Tg. Possono spaventare i risultati di uno studio elaborato dalla società di consulenza McKinsey, secondo il quale nei prossimi 12 anni in Svizzera spariranno quasi un milione di posti di lavoro a causa della digitalizzazione, soprattutto nel commercio al dettaglio, nell’industria e nel ramo finanziario. Secondo il medesimo studio però, ne possono essere creati altrettanti proprio grazie al progresso tecnologico, se si sarà in grado di creare le condizioni idonee a livello formativo, infrastrutturale e legale. Un tempo si lavava a mano, poi sono arrivate le lavatrici, si pagavano le fatture allo sportello e le opportunità di internet erano sconosciute. Il progresso è quindi legato ad una costante: alcune professioni scompaiono, mentre ne sorgono di nuove. Per esempio, la tecnologia in ambito scientifico consente la crescita di nuove professioni legate alla ricerca, di curare malattie, di ricostruire organi, di studiare corpo umano e natura. Ma penso anche ai posti di lavoro creati in Svizzera dalla svolta digitale: un Paese povero di risorse naturali, da qualche anno privato del segreto bancario e quindi di uno dei settori che ha garantito benessere nel passato, deve sfruttare al meglio il potenziale offerto dalla rivoluzione digitale. E qui penso ai 5’000 dipendenti di Google a Zurigo, oppure ai 500 posti di lavoro della Noser Group Innovation. Il Ticino deve fare la sua parte per non restare una zavorra. Altrimenti, mentre continueremo a preoccuparci dei posti di lavoro occupati da stranieri, dei capannoni e delle perdite di aree verdi (ampiamente ricompensate) per sviluppare di comparti tecnologici, quando ci sveglieremo sarà tardi e il futuro sarà andato ad insediarsi altrove. E anche lo Stato in questo senso gioca un ruolo fondamentale: creare condizioni quadro, portare la digitalizzazione all’interno dell’amministrazione per migliorare i flussi di lavoro e ridurre la burocrazia, ridefinire l’offerta formativa alle competenze richieste dall’economia digitale in modo da rendere reperibili sul mercato del lavoro locale figure professionali con le qualifiche necessarie, aggiornare il corpus legislativo alle esigenze di un mondo più performante, investire direttamente in tecnologie – come ad esempio nella fibra ottica e nel 5G: creare insomma le situazioni affinché imprese e cittadini possano trarre vantaggio dalla digitalizzazione e non mettere troppi paletti, legati spesso alla paura dell’ignoto. Il futuro va affrontato senza timore o resteremo fermi al palo a guardare il mondo da un oblò.