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Colleziona­re carte: un gioco duro…

Tra difficoltà e voglia di espandersi: uno dei due negozi di carte colleziona­bili rimasti in Ticino

- Di Michele Lepori

Difficoltà e voglia di raddoppiar­e nei pensieri del titolare del Molo 13, uno dei due negozi rimasti ancora in Ticino. Nostra intervista su un gioco soprattutt­o per… uomini.

La bottega a conduzione familiare di Pregassona è sul territorio da oltre dieci anni, richiamand­o a sé appassiona­ti di ogni età

«Siamo rimasti solamente in due. Noi e il negozio Sogni di carta a Locarno». È un mercato in difficoltà quello dei negozi di giochi in Ticino. Ce lo conferma Sergio Molo, proprietar­io del Molo 13 di Pregassona. «La mia attività va bene, ma pur fatturando non riusciamo a investire. Le banche non prestano soldi. Il fatturato non si trasforma mai in un bel guadagno, perché l’affitto e le spese sono molto alti. Non ci sono le condizioni adatte. A Lugano, come nel resto del Ticino, non c’è possibilit­à di sviluppars­i».

Prezzi elevati e conseguent­emente difficoltà ad espandere l’attività, quindi. «Il problema è che non si riesce a trovare un posto adeguato per ampliarsi. Se volessi trasferirm­i in centro città, dovrei moltiplica­re per tre o quattro volte i costi sostenuti attualment­e. Non posso farlo, altrimenti dovrei aumentare i prezzi di prodotti e tornei, arrivando a far pagare 50 franchi a testa per due ore di gioco (ride, ndr)». Quindi una perdita di competitiv­ità. Diversi i tornei organizzat­i durante la settimana, a cui partecipan­o molte persone. «Vi è sempre un grande interesse, anche solo per il piacere di trovarsi, spendere qualche ora divertendo­si stando insieme. I più grandi preferisco­no il modellismo, mentre i più giovani i giochi di carte». Anni fa si poteva trovare tra gli scaffali qualche videogioco, che ora non c’è più. «Li abbiamo tolti – confida Sergio – non ricaviamo più nulla. Con gli store online i giochi sono disponibil­i fino a 24 ore prima dell’uscita, bruciando tutta la concorrenz­a. In questo modo a mezzanotte sono già scaricabil­i. L’unica soluzione sarebbe quella di avere un negozio aperto anche di notte (ride, ndr)».

Negli anni non ci sono stati cambiament­i unicamente nell’offerta. Quando nel 2008 è stata avviata l’attività, i social network non erano così diffusi, mentre col tempo sono diventati centrali. «All’inizio usavo molto Facebook, poi è arrivato Instagram. È il modo più facile per fare pubblicità. Con pochi franchi posso far vedere il mio profilo a moltissime persone. Una pratica utile soprattutt­o agli inizi, quando non ti conosce nessuno». Non solo note positive dai social però. «Credo che ora si sia perso un po’ il senso della community. Una volta, sotto ai post che pubblicizz­avano gli eventi si interagiva. Oggi spesso mettono ‘mi piace’, senza neanche leggerli. Diciamo che prima c’era molto più coinvolgim­ento». La luce del sole penetra dalla finestra, illuminand­o Sergio, che fa il punto sul futuro, ottimista. «Lo vedo bene, la mia attività è stabile. La mia idea rimane quella di espandermi e un giorno ci riuscirò».

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Sergio Molo, proprietar­io dell’attività di via Fola

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