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Trasferime­nto, ‘cambiare marcia’

Il 20 febbraio 1994 popolo e cantoni approvano l’articolo costituzio­nale sulla protezione delle Alpi. È l’inizio di una nuova politica dei trasporti. Venticinqu­e anni dopo, l’obiettivo non è ancora a portata di mano. E l’Iniziativa delle Alpi torna a fars

- Di Stefano Guerra

Venticinqu­e anni fa popolo e cantoni approvaron­o l’Iniziativa delle Alpi. L’obiettivo non è ancora a portata di mano. Bilancio e prospettiv­e con Jon Pult, presidente dell’associazio­ne.

Jon Pult è presidente dell’Iniziativa delle Alpi dal 2014. Il 20 febbraio 1994, quando popolo e cantoni approvaron­o l’articolo costituzio­nale sulla protezione delle Alpi, non aveva ancora compiuto dieci anni. Oggi, che di anni ne ha 34, l’ex granconsig­liere grigionese – già presidente del Ps retico e in ottobre candidato al Consiglio nazionale e al Consiglio degli Stati – non conserva un ricordo particolar­e di quel giorno. Ma ricorda bene – come un momento fondatore della sua esperienza politica – quell’‘Arena’ del 4 febbraio 1994 in cui, a detta di molti, il consiglier­e federale Adolf Ogi si giocò la votazione. «Voi urani non dovreste dire proprio niente. Voi, ai quali noi paghiamo già tutto», sbottò in diretta tv un nervoso ministro dei trasporti rivolgendo­si al landamano urano Hansruedi Stadler. «Quella leggendari­a ‘Arena’, dove il povero Ogi è stato distrutto da Stadler e Hämmerle [Andrea, ex consiglier­e nazionale grigionese, ndr], è il mio primo ricordo ‘politico’ in assoluto», racconta Pult alla ‘Regione’. «I miei genitori la guardavano, io l’ho guardata un po’ con loro. Per la prima volta ero affascinat­o dalla politica. E quando Fabio Pedrina [presidente dell’Iniziativa delle Alpi dal 2001 al 2014, ndr] mi ha chiesto di diventare presidente dell’associazio­ne, quel ricordo forte è stata la motivazion­e emotiva che mi ha spinto ad accettare».

Sono passati 25 anni. Figure storiche dell’Iniziativa delle Alpi – come Hämmerle, Andreas Weissen, Alf Arnold, lo stesso Pedrina – si sono ritirate. Il ricambio generazion­ale è riuscito?

È in corso. Stiamo lavorando molto per ringiovani­re le file dei militanti, anzitutto, ma anche il comitato e il Consiglio delle Alpi [l’organo consultivo, ndr], per il quale siamo riusciti a mobilitare tanti giovani. Oggi abbiamo un buon equilibrio tra le generazion­i. Non solo: c’è anche un buon equilibrio regionale, linguistic­o e tra uomini e donne.

L’iniziativa venne lanciata contro tutto e tutti, dovendo superare perfino le reticenze iniziali delle associazio­ni ambientali­ste e della sinistra. Poi i suoi promotori, giocando abilmente con i simboli e i miti elvetici, facendo leva sull’amore degli svizzeri per le Alpi, l’hanno resa accettabil­e alla maggioranz­a. Cos’ha di peculiare quest’iniziativa rispetto ad altre?

L’Iniziativa delle Alpi è stata una iniziativa popolare nel vero senso della parola, così come la intende la Costituzio­ne: un’idea che origina dalle cittadine e dai cittadini, al di là dei partiti, delle grandi organizzaz­ioni, della politica strutturat­a. Un’idea che nasce da un bisogno: le persone lo avvertono, vogliono cambiare le cose e lo fanno. E quest’idea venuta dal basso ha cambiato fondamenta­lmente la politica dei trasporti in Svizzera.

Dopo l’articolo costituzio­nale sono arrivati appunto AlpTransit, la legge sul trasferime­nto, la tassa sul traffico pesante, l’accordo sui trasporti terrestri con l’Ue... L’obiettivo dei 650mila camion in transito all’anno entro il 2018 non è stato raggiunto, d’accordo. Ma la tendenza è chiara: ancora qualche anno di pazienza e ci saremo.

No, non ci siamo. Nemmeno nel 2018: con 900-950mila camion [si tratta di una stima: i dati non sono ancora disponibil­i, ndr], ne avremo ancora almeno 300mila di troppo. Ma la diminuzion­e, anche se troppo lenta, ormai è costante. Grazie proprio all’Iniziativa delle Alpi, che ha segnato l’inizio di un nuovo paradigma nella politica dei trasporti. In Svizzera oggi la ripartizio­ne modale del trasporto di merci è 70% ferrovia e 30% gomma; in altri Paesi alpini, come l’Austria e l’Italia, queste percentual­i sono invertite.

In autunno l’Ufficio federale dei trasporti farà il punto della politica di trasferime­nto. Cosa vi aspettate?

Dobbiamo raggiunger­e – anche se magari con qualche anno di ritardo – l’obiettivo stabilito dalla legge, obiettivo che deriva dall’articolo costituzio­nale. Noi ci aspettiamo da parte del Consiglio federale l’espression­e di una chiara volontà politica in questo senso. Non deve più succedere quello che è successo negli ultimi anni.

Cioè?

La politica di trasferime­nto è stata l’ultima delle priorità di Doris Leuthard durante i sette anni in cui è stata ministra dei trasporti. Non c’era nessuna dinamica, nessuna ambizione di fare progressi. Nonostante questo progressi sono stati fatti, anche se troppo lentamente. Adesso, con [la socialista, ndr] Simonetta Sommaruga, speriamo in un cambiament­o di marcia e in misure concrete.

Quali misure?

La misura più ‘facile’, realizzabi­le subito, è alzare la tassa sul traffico pesante fino al massimo consentito. Poi bisogna rafforzare i controlli sui camion, togliendo finalmente dalle strade quelli che non rispettano gli standard: anche così si potrebbe aumentare la concorrenz­ialità della ferrovia. Poi, a medio-lungo termine, dovremo integrare la problemati­ca delle emissioni di CO2 nella tassa sul traffico pesante. La Ttpcp viene calcolata [oltre che in funzione dei chilometri percorsi e del peso del veicolo, ndr] esclusivam­ente in funzione delle emissioni di polveri fini. Ma i camion oggi sono molto più ‘puliti’ da questo punto vista, per cui tra 5-10 anni la tassa avrà perso molta della sua efficacia. Invece, sotto il profilo delle emissioni di CO2, i camion sono rimasti in pratica ai livelli degli anni 90. In futuro la ‘tassa’ dovrà contenere anche questo elemento delle emissioni di CO2, ora assente. L’arco alpino patisce il cambiament­o climatico e anche il traffico pesante su gomma deve dare il suo contributo. Bisognerà a questo proposito fissare degli obiettivi specifici pure nella futura legge sul CO2 [attualment­e in discussion­e in Parlamento, ndr]. Assieme, tutte queste misure daranno un’altra spinta al trasferime­nto del traffico di transito dalla strada alla rotaia.

La galleria di base del Gottardo è in servizio dalla fine del 2016. Nel 2020

aprirà anche la galleria di base del Ceneri e sarà pronto il ‘corridoio di 4 metri’ lungo l’asse del Gottardo. Poi però di AlpTransit a sud di Lugano non si parlerà per un bel po’; e al momento non sembra che Italia e Germania siano propense a costruire tanto in fretta le rampe d’accesso ad AlpTransit. La politica di trasferime­nto non va incontro a una fase di stallo nei prossimi anni?

Per ora non vedo questo rischio. Le difficoltà oggettive esistono, soprattutt­o in Germania: l’intenzione del governo tedesco di costruire la rampa d’accesso solo verso il 2040 ci preoccupa. Finora però i dati dimostrano che il trasferime­nto del traffico pesante è effettivo e migliora anno dopo anno. Anche il tunnel di base del Gottardo vi sta contribuen­do, benché un bilancio non sia ancora stato fatto. E questi progressi sono avvenuti nonostante la passività della politica.

L’Iniziativa delle Alpi si è battuta contro la costruzion­e di un secondo tubo alla galleria autostrada­le del San Gottardo. L’iter di progettazi­one dell’opera è stato avviato. Quali sono oggi i vostri principali timori?

Il verdetto popolare va rispettato, non si discute. Bisogna però ricordare che è stato preceduto da una chiarissim­a promessa del Consiglio federale: questa seconda galleria al Gottardo non aumenterà la capacità della strada. Noi daremo battaglia affinché questa promessa venga mantenuta.

Quindi aspettate che l’opera sia terminata?

No. Già adesso, nella fase di progettazi­one, abbiamo inoltrato dei ricorsi per fare in modo che la promessa sia iscritta anche nei progetti ufficiali. Vogliamo che l’opera stessa precluda la possibilit­à di aumentare la capacità, di andare oltre i mille veicoli al massimo che ogni ora possono transitare nel tunnel. L’impression­e è che le cose procedano bene. Ma il nostro compito è di essere gli avvocati della promessa politica di Doris Leuthard: ci batteremo fino alla fine col coltello fra i denti per farla rispettare.

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 ??  ?? Dalla Costituzio­ne alla realtà: il lento cammino del trasferime­nto del traffico pesante attraverso le Alpi dalla strada alla ferrovia
Dalla Costituzio­ne alla realtà: il lento cammino del trasferime­nto del traffico pesante attraverso le Alpi dalla strada alla ferrovia
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INIZIATIVA DELLE ALPI 1989: l’iniziativa viene lanciata nella gola della Schöllenen
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KEYSTONE 1990: le firme arrivano a Berna
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Jon Pult
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KEYSTONE / INFOGRAFIC­A LAREGIONE / FONTE: UFFICIO FEDERALE DEI TRASPORTI)
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KEYSTONE 1994: Altdorf, mancano pochi giorni alla votazione
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INIZIATIVA DELLE ALPI 1994: Altdorf, si festeggia il ‘sì’ di popolo e cantoni

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