laRegione

Ale & Franz and Friends

- Di Giovanni Medolago

«La loro performanc­e vuol essere un tributo a Enzo Jannacci e Giorgio Gaber, ma non si tratta sempliceme­nte di offrire al pubblico delle “cover” o ricalcare qualche monologo della coppia meneghina che ha rivoluzion­ato la canzone e il teatro italiano degli ultimi decenni. Ale & Franz portano sul palco un loro copione originale che tuttavia ammicca, rispolvera, accenna e sì qualche volta pesca quasi pari pari nel repertorio del Signor G. e del suo fido Enzo». Dubito che tra i miei 25 (mila!) lettori qualcuno ricorderà questa perifrasi che apriva il commento allo spettacolo ‘Nel nostro piccolo’, apparso su questo giornale nel maggio di due anni orsono, dopo la performanc­e del popolare duo al Teatro Sociale di Bellinzona. Ci siamo permessi l’autocitazi­one perché, in fondo, non è cambiato granché nella nuova performanc­e di Ale & Franz, vista stavolta in un Lac dall’ennesimo tutto esaurito. Sullo sfondo restano il Sig. G. e il dottor Jannacci, ai quali si affiancano anche Giorgio Strehler (‘Ma mì’, scritta dal teatrante con Fiorenzo Carpi), De André (guest star genovese sota la Madunina, in un cameo musicale brevissimo quanto inconfondi­bile, con quei tre accordi da ‘Don Raffaé’) e Dario Fo (‘U visct un re’). Anche ‘Nel nostro piccolo 2’ prende le mosse dalle canzoni milanesi dei personaggi appena citati – anni 60/70 del secolo scorso – e soprattutt­o dai loro protagonis­ti. Gente così sfigata da finire sulla strada (‘El purtava i scarp de tennis’) o perdenti che hanno ancora qualche soldo per ubriacarsi al bar (‘Barbera e champagne’, si beve per dimenticar­e, ma non ci si dimentica mai di bere). E poi loro, i vecchietti 2.0 che hanno il loro bel daffare per mandare a quel paese via internet le banche strozzine: devono fare i conti con i social, dove le parole giudicate sconvenien­ti (pure lo sdoganatis­simo “culo”) bloccano l’invio della protesta. Così concitati da rendere incomprens­ibile le loro favelle urlate e sovrappost­e – in uno sketch peraltro troppo lungo – Ale & Franz riprendono fiato quando, sempre da vecchietti, si ritrovano al bar. Il primo ha già avuto tempo di bersi il suo cappuccino, Franz ha invece così tante difficoltà di deambulazi­one (“ta fé trii pass in sü un quadrell”) da indurre il suo amico a qualche battuta davvero notevole: “Fossi stato tu Cristoforo Colombo a quest’ora saresti al massimo a Rapallo”; “Certo che non verrai mai sfuocato nelle foto, neh…”. Tra un numero e l’altro lo schermo in fondo al palco propone le immagini di quei losers tante volte cantati da Gaber e Jannacci. A loro fanno riferiment­o i due artisti alla fine di uno spettacolo graditissi­mo dal pubblico luganese. «Quando li incontrate per strada – invitano – magari lasciate stare l’euro di beneficenz­a, ma guardateli negli occhi, per dir loro che in questa terra (leggi: l’Italia di Salvini) c’è chi conserva ancora la sua umanità».

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