laRegione

Argo 1, prima sentenza politica

- di Andrea Manna

Il verdetto definitivo lo emetterann­o i cittadini con il voto del 7 aprile. Ma nell’attesa del responso delle urne c’è già una prima sentenza politica a carico del popolare democratic­o Paolo Beltramine­lli, cioè del direttore di quel Dipartimen­to, il Dss, in cui ha preso forma lo scandalo Argo 1. Ed è una sentenza di condanna: l’ha pronunciat­a ieri il Gran Consiglio, la sua maggioranz­a, con gli interventi di Galusero (Plr), Caverzasio (Lega), Durisch (Ps), Delcò Petralli (Verdi), Pinoja (Udc) e Pronzini (Mps). Interventi dai quali Beltramine­lli è uscito con le ossa rotte.

Segue dalla Prima Nemmeno la breve, e comunque debole, presa di posizione del governo, affidata al suo presidente (Zali), è riuscita a salvare il soldato Beltramine­lli – e con lui tutti quei funzionari, compresi quelli di area liberale radicale, che si sono occupati della gestione del mandato (illegale) alla ditta di sicurezza – dai pesanti rimproveri della Commission­e parlamenta­re d’inchiesta. Le macroscopi­che lacune amministra­tive, già evidenziat­e dal pg Pagani nel decreto con cui lo scorso autunno ha scagionato penalmente i collaborat­ori del Dipartimen­to, sono state efficaceme­nte riassunte e trasformat­e in duri giudizi politici, senza appello verrebbe da dire, da chi in Gran Consiglio si è soffermato sul ruolo di Beltramine­lli. Eloquenti anche le parole di Delcò Petralli, quando ha parlato di funzionari che agivano come se sopra di loro non ci fosse nessuno. Devastante. Il resto è nelle 131 pagine dell’impietoso rapporto della Commission­e parlamenta­re di inchiesta, accessibil­e a tutti, e chi ha manifestat­o dubbi sull’utilità di questa Cpi dovrebbe ora ricredersi. C’è un prima e un dopo lo scoppio, nel febbraio 2017, del caso Argo 1. E sia il prima sia il dopo non sono certo edificanti, come emerge bene dal documento della Cpi, per l’immagine dell’Amministra­zione. E del titolare, (ri)candidato, del Dipartimen­to sanità. Il verdetto politico definitivo spetterà però agli elettori.

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