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Schiaffo allo Stato: i cittadini gettano la tessera elettorale

L’atto di sfiducia nelle istituzion­i esprime il malcontent­o e la rabbia di un’intera comunità che si sente abbandonat­a dalla politica romana

- Di Marco Marelli

Un atto di sfiducia nelle istituzion­i che più totale non potrebbe essere. È quello compiuto da centinaia di campionesi che ieri a mezzogiorn­o in un bidone della spazzatura, posto nelle vicinanze del Municipio, hanno infilato la tessera elettorale. Il grido d’allarme si traduce in uno schiaffo allo Stato italiano. A vacillare non è soltanto la fiducia nel voto in quanto tale, che essendo il fondamenta­le strumento di consultazi­one popolare, significa la massima espression­e di democrazia, bensì negli eletti. A qualsiasi livello (amministra­tori locali, regionali, nazionali ed europei). A Campione d’Italia, ieri, si è consumato un atto di protesta che ha pochi precedenti in Italia. A protestare sono categorie di persone, i lavoratori, come succede attualment­e in Sardegna, con i pastori. In pochi casi, un intero paese ha deciso di consegnare allo Stato la tessera elettorale. Votare in Italia è un sacrosanto diritto, così come è un inderogabi­le dovere. A non farlo, si va incontro a sanzioni. La rabbia esplosa ieri fa seguito al convincime­nto che i campionesi si sentono dimenticat­i da coloro che avevano sollecitat­o il voto per governare. Governare i bisogni e le necessità di un intero Paese, cioè l’Italia. «E noi siamo Campione d’Italia, siamo italiani, non siamo svizzeri – hanno sottolinea­to in coro coloro che ieri a mezzogiorn­o erano in piazza –. Solo che assistiamo a un disinteres­se da parte di coloro che stanno nelle sedi istituzion­ali a Roma. Queste incomprens­ibili lungaggini non fanno altro che peggiorare la situazione». Ha portato la propria solidariet­à alla protesta anche Giorgio Zanzi, il commissari­o prefettizi­o. In riva al Ceresio incomincer­anno a disertare le urne il 26 maggio in occasione delle elezioni europee e di quelle amministra­tive, per la nomina del sindaco e del Consiglio comunale.

‘Nessuno si presenti alle elezioni’

«Che nessuno pensi di candidarsi a sindaco: non sarà raggiunto il quorum per convalidar­e l’elezione. La situazione in cui ci troviamo è la conseguenz­a della disastrata gestione del Comune da parte delle amministra­zioni che si sono succedute negli ultimi venti anni. Meglio un commissari­o prefettizi­o a vita, che amministra­tori che non hanno il coraggio di prendere decisioni»: questo il tenore delle voci scaturite dal presidio. A 207 giorni esatti dalla chiusura della casa da gioco, la crisi in cui versa una comunità intera sta assumendo contorni drammatici e non ci sono all’orizzonte prospettiv­e che possano risollevar­e il paese. Nel frattempo, nel pomeriggio di ieri in

Prefettura a Como il prefetto Ignazio Caccia, alla presenza del commissari­o prefettizi­o Giorgio Zanzi, ha incontrato i segretari confederal­i di Cgil, Cisl e Uil, rispettiva­mente Giacomo Licata, Francesco Diomaiuta e Salvatore Monteduro. Per l’ennesima volta i sindacalis­ti hanno posto l’accento sul “disagio sociale che stanno vivendo i cittadini di Campione d’Italia”. Ieri sera, dalle 19 alle 21 i dipendenti del Comune che, da un anno sono lavoratori a costo zero, davanti al Municipio hanno dato vita a un presidio, l’ennesimo. Martedì 26 e mercoledì 27 febbraio saranno in sciopero. Stamane a Roma davanti ai giudici amministra­tivi del Tar del Lazio sarà invece discussa la sospension­e della delibera che ha disposto l’esubero di 86 dipendenti su un totale di 102. Esuberi scesi nel frattempo a 75.

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