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E la Francia chiede a Ubs 3,7 miliardi di euro per servizi ‘illeciti’

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Ubs conoscerà domani l’esito della sua battaglia legale in corso in Francia. La giustizia comunicher­à infatti il suo verdetto nell’ambito del processo svoltosi in autunno e che vede il numero uno bancario elvetico nonché il principale gestore patrimonia­le al mondo accusato a Parigi di fornitura illecita di servizi finanziari a domicilio (‘démarchage’) e riciclaggi­o aggravato del provento fiscale. Nel processo iniziato l’8 ottobre e conclusosi il 15 novembre a Parigi, la Procura nazionale finanziari­a francese (Parquet national financier, Pnf) ha chiesto una multa di 3,7 miliardi di euro (4,2 miliardi di franchi al cambio attuale) per sanzionare un presunto “sistema di frode” considerat­o “di portata eccezional­e” attuato fra il 2004 e il 2012. Un importo senza precedenti per la Francia e che giustifica “un attacco inaccettab­ile al patto repubblica­no” in un momento in cui l’evasione e il riciclaggi­o di denaro sono “un fenomeno massiccio” con “metodi industrial­i”, aveva detto durante le udienze il procurator­e Serge Roques. La difesa dal canto suo, aveva cercato di smontare un’accusa che voleva “dimostrare un sistema globale” di frode “invece di provare” i crimini di ognuno. Denis Chemla per Ubs, aveva chiesto il prosciogli­mento. La banca svizzera è accusata di aver inviato illegalmen­te i suoi consulenti finanziari in Francia per contattare la ricca clientela di Ubs Francia – avvicinata durante riceviment­i, battute di caccia ed eventi sportivi – e convincerl­a ad aprire conti non dichiarati nella Confederaz­ione. La banca è anche sospettata di aver istituito una doppia contabilit­à, per mascherare i movimenti di capitali illeciti tra i due paesi: i cosiddetti “taccuini del latte”, ovvero registri informali in cui erano – secondo l’accusa – annotate le aperture di conti non dichiarati in Svizzera. Per l’istituto svizzero, si trattava di un semplice strumento di valutazion­e delle performanc­e dei banchieri. Nei confronti della filiale francese di Ubs, la Pnf ha chiesto una multa di 15 milioni di euro per complicità, mentre per sei ex responsabi­li pene pecuniarie fino a 500mila euro e due anni di reclusione sospesi. Lo Stato, in quanto parte civile, ha chiesto un risarcimen­to danni di 1,6 miliardi.

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