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Anche il Lugano ha il suo James, e senza sono guai

- Di Dario Mec Bernasconi

La scoppola di 41 punti subiti dai Lugano Tigers a Friborgo ha suscitato le ire del presidente Cedraschi, che ha strigliato per bene tutti i suoi. A difesa del numero uno del club possiamo mettere la sua passione per il basket, il fatto che i suoi giocatori in campo siano stati molli come mammole in difesa (leggi i pochi falli fatti), ma più in là non andrei. Il Lugano senza James è quel Lugano che, a inizio stagione, ha colleziona­to una serie di sconfitte pesanti mentre le vittorie, tre, sono scaturite da punteggi oltre gli 85 punti, quando molte compagini erano ancora più in rodaggio dei bianconeri. La difesa ha trovato poi una sua logica quando è arrivato James in mezzo all’area: rimbalzi, tagliafuor­i a favore dei compagni, difesa sul pivot avversario, mentre in attacco, oltre a essere una minaccia reale per gli avversari, creava spazi e aperture per i compagni. Non per nulla il Lugano contro le prime cinque della classe ha ottenuto due successi (su Massagno in Coppa e Olympic all’Elvetico) e ha perso tre gare, con Monthey, Neuchâtel e Ginevra per 1 o 2 punti. Prestazion­i di grande spessore nelle quali sarebbe bastato quel pizzico di fortuna in più, per incamerare i due punti anziché lasciarli agli altri. Il tonfo di Friborgo va letto in queste logiche, soprattutt­o consideran­do che i burgundi hanno messo a referto 46 punti dalla panchina, contro gli zero dei bianconeri. E qui sta la differenza sostanzial­e fra il Lugano di quest’anno senza James, e le altre squadre. Wilbourn e Mussongo non sono giocatori d’area in grado di contrastar­e l’efficacia tecnica e fisica dei pivot avversari, Bracelli non è certamente alla pari delle guardie o delle ali piccole delle squadre migliori, Stevanovic viaggia a corrente alternata nei momenti topici, pur avendo grande grinta e determinaz­ione. Occorre quindi tener conto di questi fattori quando si valutano le situazioni. Non contano molto le tattiche o il tipo di schemi, conta la sostanza: se poi succede, come a Friborgo, che una squadra non sbagli un tiro e l’altra non ci prenda, il divario alla fine non può che essere ampio. Certamente i giocatori avrebbero potuto metterci più grinta, ma ciò avrebbe portato a una sconfitta di 20 o 25 punti che avrebbe limato solo un po’ il risultato. Non vuole essere una difesa a oltranza della squadra, non siamo dei tifosi, però avere il giusto distacco e fare un’analisi della realtà ci sembrava opportuno. Una realtà che ci dice anche che i sorteggi delle semifinali, sia in campo maschile sia femminile, avranno fatto felice chi organizza le finali. Con le due friborghes­i, Ginevra e Winterthur, il pienone a Bienne ci sarà. Ed è quello che più conta per l’immagine che si vuole dare del basket elvetico.

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