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Non sanno costruire relazioni affettive solide e in rete vengono adescate

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In rete non tutto è come sembra. Quando il primo amore adolescenz­iale nasce con un boyfriend virtuale, c’è il rischio di farsi davvero male. Di settimana in settimana il rapporto diventa più tenero, più intimo, ma dietro a un ‘nickname’ spesso c’è chi si approfitta di ingenue ragazzine. Come è possibile che una timida 13enne, che non riesce a parlare col compagno di banco, metta la sua intimità nelle mani di uno sconosciut­o nella grande rete? Eppure è successo e continua a succedere. Ci aiuta a capire lo psicologo e psicoterap­euta Fsp, Pierre Kahn, specialist­a per bambini-adolescent­i che ha seguito vari casi. Prima di tutto occorre capire il profilo delle vittime che rischiano di cascare nella vischiosa ragnatela di chi si muove in rete cercando proprio loro, facili prede. «Sono più a rischio le ragazze timide, insicure, inibite, che faticano ad approcciar­si alla propria o altrui sessualità. Si mascherano dietro lo schermo proprio perché così si sentono più sicure». Insomma, chi tende a vivere più in rete che nella realtà: «Ragazze che non hanno saputo costruire relazioni affettive solide e positive coi coetanei e dunque usano un altro strumento per ottenere attenzione e gratificaz­ioni. Da un primo approccio affettivo si rischia di slittare a volte in scambi sessuali», precisa. Un altro tratto che può emergere è la solitudine: «Ci sono adolescent­i che ricevono poco affetto in famiglia, perché i genitori sono presi dai loro conflitti di coppia o dal lavoro o sono impegnati col fratellino più piccolo. Il rischio è di trovare in chat chi li ascolta, li valorizza, li gratifica e lusinga, magari anche con regali, come dovrebbe fare un genitore». Lacune affettive che un predatore sessuale sa far girare a suo vantaggio. Nell’adolescenz­a c’è poi la curiosità verso la sessualità. «Si fanno sentire i bisogni ormonali, magari sommati al desiderio di non essere inferiore per esperienza alle amiche, che certe esperienze le hanno già vissute o dicono di averlo fatto». «Infine, a volte c’è anche il «bisogno di esibirsi in una società molto legata all’immagine, al mostrarsi, che da molta importanza a ‘like’ e ‘followers’», conclude.

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TI-PRESS Pierre Kahn

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