Altro abitare
Una via intermedia tra l’affitto e la proprietà, un modello democratico che da vent’anni è sempre più in voga a Zurigo e in altre città svizzere, grazie anche alla politica. Le cooperative non hanno scopo di lucro e contribuiscono a realizzare progetti so
In Svizzera il mercato delle abitazioni è dominato dalle case in affitto. Sono il 62%, e si mangiano una buona parte degli stipendi. Una soluzione per diminuire i costi e aumentare il potere d’acquisto ci sarebbe: le cooperative d’abitazione. Eppure, in apparente contraddizione con le sempre più insistenti voci che reclamano alloggi a buon mercato, questa forma abitativa è ancora rara e controversa. Nonostante nelle grandi città vengano costruite sempre più nuove abitazioni di questo tipo, la percentuale resta bassa. Trovare terreno edificabile a prezzi accessibili è infatti difficile. C’è però chi ci crede ed è perfino disposto a rinunciare a qualcosa pur di contribuire a creare maggiore giustizia sociale. A Zurigo Altstetten un privato a inizio anno ha preferito vendere uno stabile con 51 appartamenti alla cooperativa d’abitazione Zurlinden piuttosto che a investitori disposti a pagare molto di più. In questo modo ha assicurato un futuro agli inquilini che, dopo i lavori di rinnovo, potranno tornare a viverci. A Zurigo Seebach una dozzina di proprietari di casette unifamiliari ha invece adottato una strategia innovativa per affrontare i cambiamenti previsti nel quartiere. Invece di combattere contro la costruzione di un gigantesco complesso residenziale che avrebbe svalutato i loro terreni, li hanno venduti fondendoli in una cooperativa e rinunciando così alle loro singole proprietà. A Zurigo da 20 anni a questa parte il modello democratico cooperativistico è in voga e la nuova legge che impone l’aumento della quota di abitazioni di utilità pubblica fino al 33% entro il 2050 contribuirà ulteriormente al suo sviluppo. Anche a Ginevra le cooperative sono in aumento, favorite dal Comune e dal Cantone. Se la politica dunque collabora, le cooperative fioriscono. E non sono nemmeno necessari grandi fondi: lo Stato infatti generalmente non “regala” finanziamenti, ma dà un sostegno fornendo prestiti, fungendo da garante (negli ultimi 15 anni nessun progetto ha però mai dovuto essere “salvato”) o affittando terreni (e riscuotendo pigioni adeguate) tramite il diritto di superficie. Le cooperative non ricevono dunque sovvenzioni “mascherate” né approfittano della collettività, come a volte viene loro rinfacciato. Al contrario: poiché non perseguono scopi di lucro permettono la realizzazione di progetti socialmente utili. Alcuni esempi? Appartamenti a buon mercato costruiti a Samedan che accolgono giovani fino a 25 anni permettendo loro di restare nei luoghi natii, un palazzo autogestito nel cuore di Basilea che ospita immigrati e una residenza a Bülach che favorisce la coabitazione fra giovani famiglie e anziani grazie ad appartamenti protetti e alla presenza di una moderatrice. Anche altre cooperative stanno facendo parlare di sé. Nata nel 2007, la cooperativa Mehr als wohnen è diventata famosa grazie al complesso residenziale Hunziker Areal situato nella parte nord di Zurigo, innovativo sia dal punto di vista ecologico che sociale. Ne parla con entusiasmo Matthias Probst, membro del consiglio direttivo e consigliere comunale per i Verdi, svelando che presto una residenza simile verrà costruita anche a Winterthur. Probst vuole vedere la sua città crescere, ma solo mantenendo un’alta qualità di vita e offrendo il giusto mix sociale: «L’area urbana deve crescere, ma non a dismisura, sfruttando cioè al meglio gli spazi che già ha disposizione e offrendo a tutti, ricchi e poveri, lo spazio necessario. Un compito che Mehr als wohnen sta svolgendo con successo». Nuovo di zecca, l’Hunziker Areal è un quartiere che va fiero dell’impianto fotovoltaico proprio, del teleriscaldamento dell’acqua calda e dello standard Minergie. Offre appartamenti un po’ più cari della media delle altre cooperative (2’400 franchi per un quattro locali e mezzo, una cifra pur sempre inferiore del 30% rispetto a un “normale” appartamento equivalente nello stesso quartiere), ma anche soluzioni perfette per chi ha un budget limitato: gli appartamenti condivisi a cluster, piccoli alloggi privati indipendenti raggruppati attorno a spazi collettivi che fanno risparmiare soldi e spazio. Mehr als wohnen mette inoltre a disposizione di tutti tante fantasiose offerte: una sauna, sale per concerti, un’officina, celle frigorifere a noleggio, camere in affitto per gli ospiti, un abbonamento per il car-sharing incluso nell’affitto e addirittura un orto collettivo e una società lattiero-casearia che forniscono ortaggi e prodotti caseari a chi contribuisce con il proprio lavoro. La cooperativa consente inoltre la realizzazione di opere artistiche un po’ folli, come quella della fontana “magica” di Frank e Patrik Riklin incastonata in un muro, dalla quale per mesi sono sgorgati tè, cioccolata calda o brodo. Ora la fontana si è prosciugata, ma non appena nel quartiere verranno promossi progetti inusuali, come premio la fontana tornerà a scorrere. Il modello degli appartamenti condivisi è stato usato anche dalla cooperativa d’abitazione ABZ per fornire un aiuto alle famiglie monoparentali. Fondata nel 1916, questa cooperativa, che vanta cinquemila appartamenti sparsi a Zurigo e dintorni, è la più grande in Svizzera e fornisce alloggi a più di diecimila persone. Nello stabile di Goldregenweg mette a disposizione di madri e padri single appartamenti privati organizzati attorno a un appartamento condiviso dove, per mezza giornata alla settimana, gli adulti si impegnano a occuparsi dei figli propri e di quelli degli altri. Tamara Lardori ci vive da ben dieci anni con la figlia tredicenne Junah insieme ad altre sette donne e sette bambini. Junah non ha mai conosciuto il padre, morto quando aveva pochi anni. L’appartamento di Goldregenweg, un tre locali che costa 800 franchi al mese, ha permesso a Tamara di trovare l’indipendenza economica e il sostegno di altre persone nella stessa situazione. Ciò che Tamara più apprezza di questo stile di vita è la sicurezza e il senso di comunità: «La coabitazione è faticosa e impegnativa e può causare attriti e litigi. Per viverla con lo spirito giusto è necessario un animo generoso e idealista. Bisogna dare molto, ma si impara anche molto.». Le cooperative non sono infatti oasi perfette e statiche, ma comunità vive in cui si discute e ci si confronta per raggiungere obiettivi ambientali, politici e/o sociali. In Ticino gli immobili di utilità pubblica faticano a farsi conoscere. Qualcosa però si sta muovendo, come spiega Monique Bosco-von Allmen, presidentessa della sezione italiana della fondazione Cooperative d’abitazione svizzera: «Nel 2018 qualcosa si è fatto. Di sicuro ora c’è più consapevolezza e più curiosità, ma tanto resta ancora da fare». Monique Bosco von-Allmen è convinta che per mantenersi in equilibrio la società debba rivalutare l’importanza della solidarietà e che per ripopolare i centri delle città e rimettere in moto la piccola economia non ci sia nulla di meglio delle cooperative in grado di offrire alloggi con pigioni moderate. Per ora nel Mendrisiotto è nata la cooperativa d’abitazione Cam’On. Un primo passo nella giusta direzione?