Area di contagio inventivo
Ufficialmente inaugurato ieri wetube, lo spazio Rsi aperto ai giovani creativi digitali Dare strumenti di ultima generazione e competenze a coloro che vogliono dare carne e muscoli alla propria creatività. Il digitale è mondo che va esplorato anche dal se
Gli spazi sono nuovi (nella veste); soprattutto odorano di nuovo, letteralmente e metaforicamente... Come ha sottolineato ieri Gilles Marchand, direttore generale Ssr, lo spazio wetube «nasce in un luogo storico», nel primo studio tivù della Rsi, una sorta di passaggio e messaggio simbolici; un ponte fra passato e futuro, ma anche l’apertura del servizio pubblico al mondo digitale (ma questo ce lo spiegherà in seguito): un territorio che va esplorato, perché non è peculiare solo negli strumenti e contenuti, ma «ha anche un approccio diverso».
Home: wetube
Perché scriviamo di ciò? L’occasione è data dall’inaugurazione e dalla presentazione ufficiali di ieri dello spazio wetube, aperto a giovani creativi digitali della Svizzera italiana, nello stabile Rsi a Lugano Besso. A presentarcelo, sempre Gilles Marchand e il direttore Rsi Maurizio Canetta. Quali special guest (l’anglicismo ci pare d’obbligo) gli youtuber theShow – aka Alessio Stigliano e Alessandro Tenace –, celebri i loro video (quasi 900) di scherzi ed esperimenti sociali pubblicati sul loro canale YouTube che conta oltre 2 milioni d’iscritti (più una, da ieri). Accompagnata da Pablo Creti, la coppia ha raccontato, con battute sempre pronte, la sua esperienza: «Un’evoluzione, come quella dei Pokémon». Una passione (coltivata durante gli studi) che in diversi anni è diventata una professione a tutti gli effetti, tanto che il gruppo di lavoro da due è aumentato a sei persone. Alcune righe sopra, si scriveva che gironzolando per le diverse sale, si respirava odore di nuovo; ma in concreto che
cos’è wetube? È uno spazio aperto di “contagio creativo per le menti digitali più creative” che troveranno a loro disposizione gli strumenti produttivi di ultima generazione (dal telo green screen all’impianto luce, dalle camere remotate al materiale di ripresa eccetera), utili per dare carne e muscoli ai propri progetti. Le parole chiave sono tre: creare, collaborare e imparare; in un ambiente stimolante dove incontrare chi condivide la propria passione. Inoltre, c’è la possibilità di iscriversi a incontri e seminari proposti dalla Rsi per perfezionare le proprie competenze. A margine della parte ufficiale, abbiamo colto l’occasione per strappare due interviste lampo ai due direttori.
Canale: Gilles Marchand
Rispolveriamo un po’ il francese e, prima di assistere al salotto con i theShow, poniamo un paio di domande al direttore generale Ssr. Marchand ci spiega chiaramente che la proposta dell’azienda poggia «su due gambe»: sul «il broadcasting tradizionale e sul broadcasting digitale» e proprio per questo motivo lo sviluppo del digitale è una delle questioni centrali: «Il servizio pubblico non sceglie i suoi fruitori». Con la proposta in questa direzione si va verso la personalizzazione del contenuto, abbracciando perciò «una logica orizzontale e partecipativa». L’idea è anche quella di attirare i giovani, «che hanno freschezza» e sono importanti per «l’impulso creativo». Lo spazio wetube, racconta Marchand, è una prima a livello svizzero e ha il ruolo di laboratorio, con l’aspettativa «che possa essere d’ispirazione ad altri colleghi di altre regioni». E soprattutto, che possa «essere uno stimolo intellettuale e professionale».
Canale: Maurizio Canetta
Il concetto di wetube «è nato da una riflessione a livello nazionale: ci dobbiamo aprire al pubblico e dobbiamo catturare l’attenzione dei giovani, meno attenti a radio e tv», racconta il direttore della Rsi Canetta, con cui ci siamo intrattenuti qualche istante per sottoporgli alcune nostre curiosità. «L’idea di aprire spazi, come wetube, in cui chi si esprime attraverso canali video diversi può farlo con attrezzature e competenze che mettiamo a disposizione, diventa elemento di aggancio a quel tipo di pubblico e di comprensione, da parte nostra (come azienda), di quali siano gli elementi di una società in piena rivoluzione». All’interno del fenomeno dei videomaker inoltre si assiste anche «all’evoluzione della modalità di produzione»: si nota una volontà di fare meglio, quindi si punta molto anche sulla qualità della realizzazione. «I video prodotti rimangono di proprietà degli autori», quindi la politica è non appropriarsi dei contenuti. «Noi non chiediamo niente in cambio», ma ci sono dei limiti legittimi che riguardano i contenuti: «Sessismo, xenofobia e volgarità...» sono banditi. Le aspettative riguardano soprattutto «la curiosità: capire cioè quante persone possano essere interessate a questo tipo di esperienza. Mi hanno detto che ci sono già alcune decine di iscritti... E i posti per il primo dei momenti di formazione-informazione dedicato al video sono già esauriti». Speriamo non sia l’esplosione della novità e che abbia quindi «continuità», essenziale, sottolinea ancora il direttore Rsi, è non commettere errori, come mettere mano a contenuti e persone.
Passa a wetube
Per diventare uno “wetuber” si può iniziare a iscriversi e prenotare una visita allo spazio: www.spaziowetube.ch; sul sito sono reperibili le informazioni complete, dalle modalità d’iscrizione agli orari di ricezione, passando per l’offerta.
Guarda più tardi
Torno in stazione. In attesa del treno, seduta sulla panchina, osservo un ragazzino, di 12 o 13 anni al massimo: in mano tiene una fotocamera attaccata a un treppiede quantomeno insolito (la foto – rubatissima – non possiamo pubblicarla), intento a guardarsi attorno, pronto a catturare l’attimo, quello giusto, quello che dà inizio a una storia...