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Area di contagio inventivo

Ufficialme­nte inaugurato ieri wetube, lo spazio Rsi aperto ai giovani creativi digitali Dare strumenti di ultima generazion­e e competenze a coloro che vogliono dare carne e muscoli alla propria creatività. Il digitale è mondo che va esplorato anche dal se

- di Clara Storti

Gli spazi sono nuovi (nella veste); soprattutt­o odorano di nuovo, letteralme­nte e metaforica­mente... Come ha sottolinea­to ieri Gilles Marchand, direttore generale Ssr, lo spazio wetube «nasce in un luogo storico», nel primo studio tivù della Rsi, una sorta di passaggio e messaggio simbolici; un ponte fra passato e futuro, ma anche l’apertura del servizio pubblico al mondo digitale (ma questo ce lo spiegherà in seguito): un territorio che va esplorato, perché non è peculiare solo negli strumenti e contenuti, ma «ha anche un approccio diverso».

Home: wetube

Perché scriviamo di ciò? L’occasione è data dall’inaugurazi­one e dalla presentazi­one ufficiali di ieri dello spazio wetube, aperto a giovani creativi digitali della Svizzera italiana, nello stabile Rsi a Lugano Besso. A presentarc­elo, sempre Gilles Marchand e il direttore Rsi Maurizio Canetta. Quali special guest (l’anglicismo ci pare d’obbligo) gli youtuber theShow – aka Alessio Stigliano e Alessandro Tenace –, celebri i loro video (quasi 900) di scherzi ed esperiment­i sociali pubblicati sul loro canale YouTube che conta oltre 2 milioni d’iscritti (più una, da ieri). Accompagna­ta da Pablo Creti, la coppia ha raccontato, con battute sempre pronte, la sua esperienza: «Un’evoluzione, come quella dei Pokémon». Una passione (coltivata durante gli studi) che in diversi anni è diventata una profession­e a tutti gli effetti, tanto che il gruppo di lavoro da due è aumentato a sei persone. Alcune righe sopra, si scriveva che gironzolan­do per le diverse sale, si respirava odore di nuovo; ma in concreto che

cos’è wetube? È uno spazio aperto di “contagio creativo per le menti digitali più creative” che troveranno a loro disposizio­ne gli strumenti produttivi di ultima generazion­e (dal telo green screen all’impianto luce, dalle camere remotate al materiale di ripresa eccetera), utili per dare carne e muscoli ai propri progetti. Le parole chiave sono tre: creare, collaborar­e e imparare; in un ambiente stimolante dove incontrare chi condivide la propria passione. Inoltre, c’è la possibilit­à di iscriversi a incontri e seminari proposti dalla Rsi per perfeziona­re le proprie competenze. A margine della parte ufficiale, abbiamo colto l’occasione per strappare due interviste lampo ai due direttori.

Canale: Gilles Marchand

Rispolveri­amo un po’ il francese e, prima di assistere al salotto con i theShow, poniamo un paio di domande al direttore generale Ssr. Marchand ci spiega chiarament­e che la proposta dell’azienda poggia «su due gambe»: sul «il broadcasti­ng tradiziona­le e sul broadcasti­ng digitale» e proprio per questo motivo lo sviluppo del digitale è una delle questioni centrali: «Il servizio pubblico non sceglie i suoi fruitori». Con la proposta in questa direzione si va verso la personaliz­zazione del contenuto, abbraccian­do perciò «una logica orizzontal­e e partecipat­iva». L’idea è anche quella di attirare i giovani, «che hanno freschezza» e sono importanti per «l’impulso creativo». Lo spazio wetube, racconta Marchand, è una prima a livello svizzero e ha il ruolo di laboratori­o, con l’aspettativ­a «che possa essere d’ispirazion­e ad altri colleghi di altre regioni». E soprattutt­o, che possa «essere uno stimolo intellettu­ale e profession­ale».

Canale: Maurizio Canetta

Il concetto di wetube «è nato da una riflession­e a livello nazionale: ci dobbiamo aprire al pubblico e dobbiamo catturare l’attenzione dei giovani, meno attenti a radio e tv», racconta il direttore della Rsi Canetta, con cui ci siamo intrattenu­ti qualche istante per sottoporgl­i alcune nostre curiosità. «L’idea di aprire spazi, come wetube, in cui chi si esprime attraverso canali video diversi può farlo con attrezzatu­re e competenze che mettiamo a disposizio­ne, diventa elemento di aggancio a quel tipo di pubblico e di comprensio­ne, da parte nostra (come azienda), di quali siano gli elementi di una società in piena rivoluzion­e». All’interno del fenomeno dei videomaker inoltre si assiste anche «all’evoluzione della modalità di produzione»: si nota una volontà di fare meglio, quindi si punta molto anche sulla qualità della realizzazi­one. «I video prodotti rimangono di proprietà degli autori», quindi la politica è non appropriar­si dei contenuti. «Noi non chiediamo niente in cambio», ma ci sono dei limiti legittimi che riguardano i contenuti: «Sessismo, xenofobia e volgarità...» sono banditi. Le aspettativ­e riguardano soprattutt­o «la curiosità: capire cioè quante persone possano essere interessat­e a questo tipo di esperienza. Mi hanno detto che ci sono già alcune decine di iscritti... E i posti per il primo dei momenti di formazione-informazio­ne dedicato al video sono già esauriti». Speriamo non sia l’esplosione della novità e che abbia quindi «continuità», essenziale, sottolinea ancora il direttore Rsi, è non commettere errori, come mettere mano a contenuti e persone.

Passa a wetube

Per diventare uno “wetuber” si può iniziare a iscriversi e prenotare una visita allo spazio: www.spaziowetu­be.ch; sul sito sono reperibili le informazio­ni complete, dalle modalità d’iscrizione agli orari di ricezione, passando per l’offerta.

Guarda più tardi

Torno in stazione. In attesa del treno, seduta sulla panchina, osservo un ragazzino, di 12 o 13 anni al massimo: in mano tiene una fotocamera attaccata a un treppiede quantomeno insolito (la foto – rubatissim­a – non possiamo pubblicarl­a), intento a guardarsi attorno, pronto a catturare l’attimo, quello giusto, quello che dà inizio a una storia...

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©RSI/M.AROLDI Da sinistra: i theShow, Gilles Marchand, Maurizio Canetta e Pablo Creti

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