Pronto lo show di Hanoi, in scena Trump e Kim
Washington – Sarà uno show, questo è certo. Che poi vi corrisponda una sostanza equivalente non è sicuro. Il secondo incontro tra Donald Trump e Kim Jongun, da domani ad Hanoi, segue quello “storico” di Singapore, e come otto mesi fa più che su un’agenda si basa su scambi di “lettere degne di adolescenti innamorati”, ha scritto il ‘Washington Post’. Del resto è stato lo stesso Trump, tempo fa, a confessare di essersi “innamorato” di quello che fino a poco più di un anno fa dipingeva come “Rocket man”, un pazzo trattabile soltanto con terapia balistica. Con queste premesse, il faccia a faccia di mercoledì e giovedì alimenta più propaganda che aspettative. Da Singapore poco è cambiato, a parte la fine dei test missilistici di Pyongyang. Mentre ancora negli ultimi giorni l’intelligence statunitense ha riconosciuto che l’obiettivo principale perseguito dall’amministrazione Trump è sostanzialmente irrealizzabile: è improbabile infatti che la Corea del Nord rinunci del tutto al suo arsenale nucleare, visto da Kim come una garanzia per la sopravvivenza del suo regime. La probabilità maggiore è dunque che un summit vuoto di contenuti forti si risolva in una nuovo photo opportunity di cui Trump e Kim possano servirsi per la propaganda domestica. Trump guarda alle elezioni del 2020 e vuole “fare la storia”, allettato dall’idea di ricevere un giorno il premio Nobel per la pace. Da parte sua Kim è più che mai deciso a prendere tempo e guadagnare il rispetto che finora gli è stato negato dalle cancellerie di mezzo mondo. Si continua così a lavorare a un testo di dichiarazione da sottoporre alla firma dei due. Kim potrebbe essere disposto a permettere ispezioni in alcuni siti nucleari e anche a chiudere il centro di ricerca di Yongbyon, non aprendo altri siti ancora operativi. Gli Usa potrebbero invece ottenere una road map più dettagliata per lo smantellamento dell’arsenale nucleare di Pyongyang, che però difficilmente sarà totale. In cambio Trump potrebbe fare un primo passo per riprendere formali relazioni diplomatiche attraverso lo scambio di ufficiali di collegamento. Un po’ poco per il Nobel.