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‘Lì le motoslitte sono vietate’

Morto un 16enne nell’incidente sulla cresta tra Mesolcina e Valle Spluga. Ferite medio/gravi per il padre

- Di Samantha Ghisla e Marco Marelli

I due italiani a bordo del mezzo facevano parte di un gruppo con altre persone, rimaste illese. La sindaca di Campodolci­no: ‘Il permesso di circolazio­ne era stato dato dal Comune, ma solo per raggiunger­e la baita’.

È avvenuto in concomitan­za con il confine di Stato tra Svizzera e Italia l’incidente mortale verificato­si domenica poco dopo le 16 sulla Cima de Barna, un luogo situato a oltre 2’800 metri di altitudine tra Mesolcina e Valle Spluga. Una motoslitta con a bordo il padre 44enne e il figlio 16enne provenient­i dall’Italia assieme a un gruppo di altre motoslitte è precipitat­a in un burrone lungo il versante svizzero. La Polizia cantonale grigionese precisa che nella caduta di centinaia di metri l’adolescent­e ha riportato ferite talmente gravi da causarne il decesso sul posto. Soccorso invece dal personale della Rega, il 44enne è stato ricoverato all’ospedale di Bellinzona con ferite medio, gravi. Stando a nostre informazio­ni, avrebbe riportato fratture multiple alle braccia rimanendo aggrappato alla motoslitta durante la caduta, ciò che lascerebbe intendere la sua presenza alla guida del veicolo al momento dell’incidente. A lanciare l’allarme sono state altre persone che facevano parte del gruppo; rimaste illese, a loro in Italia è stata fornita assistenza psicologic­a. Sull’esatta dinamica dell’incidente dovrà far luce l’inchiesta condotta da polizia e Ministero pubblico grigionesi, ma quel che è certo fin d’ora è che il gruppo di motoslitte non poteva circolare in quella zona. È quanto conferma contattata dalla ‘Regione’ la sindaca di Campodolci­no Enrica Guanella, molto rammaricat­a per l’esito letale dell’incidente. «Una giornata che doveva essere di divertimen­to ha avuto un epilogo molto triste, ma purtroppo lì con la motoslitta non dovevano starci», sottolinea.

‘Riscontria­mo molte trasgressi­oni’

Domenica padre e figlio – verosimilm­ente assieme ad altre persone del luogo – sono partiti a bordo della motoslitta dalla loro baita situata a San Sisto, alpeggio ubicato a circa 1’800 metri di altezza in territorio di Campodolci­no (Valle Spluga). Come sottolinea Enrica Guanella, «il padre era in possesso di regolare permesso concesso dal Comune per condurre la motoslitta dall’inizio della pista innevata fino alla baita di sua proprietà». È invece vietato l’utilizzo del mezzo al di fuori di questo percorso: «La montagna non è un parco giochi», fa notare la sindaca. Circolare al di fuori dei sentieri prestabili­ti non è concesso dalla legge italiana, continua Guanella, a causa della pericolosi­tà, del disturbo alla fauna e dell’inquinamen­to ambientale legati a questi mezzi che si utilizzano sulla neve. «Pur essendo regolament­ato in maniera severa, spesso ci sono tra-

sgressori per l’utilizzo della motoslitta», sottolinea la sindaca insistendo sul fatto che il grave incidente non doveva proprio accadere. «Purtroppo si tratta di una lezione che dovrebbe far capire a tutti come tali regole non vadano sottovalut­ate». «In tutta la Valle Spluga si verificano spesso trasgressi­oni – spiega Guanella –. Chi infrange le regole viene

severament­e punito con multe anche molto salate, ma nonostante controlli regolari non è facile cogliere in flagrante i trasgresso­ri». Il 44enne rimasto gravemente ferito non risulta essere mai stato multato in passato. L’uomo, un artigiano di Samolaco (Sondrio), conosceva bene la zona, ed è probabile che l’avesse percorsa più volte in motoslitta. Un mezzo

di trasporto che appassiona­va anche il figlio – studente dell’Istituto superiore Leonardo da Vinci di Chiavenna –, come confermano fotografie scattate a inizio febbraio e pubblicate sul suo profilo Instagram. I familiari hanno provveduto a inoltrare alla Procura grigionese i documenti necessari per il rimpatrio della salma.

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POLCA GR /LAREGIONE Il luogo del dramma sulla Cima de Barna. Il mezzo è precipitat­o nel burrone sul versante svizzero

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