È il tempo dell’intermodalità
Ticino e Lombardia varano ‘Smisto’ e si danno 30 mesi per indicare la via di una mobilità altra L’obiettivo? Più offerta nel trasporto pubblico, tariffe integrate e soluzioni alternative per spostarsi.
Di sicuro non è la prima volta che accade. Correva l’anno 1848 (quello delle cinque giornate di Milano, per intenderci) e già a cavallo della frontiera si parlava di viabilità (si fa per dire) transfrontaliera (a forza di battelli e carrozze). Oggi, anno 2019, Ticino e Lombardia ne discutono ancora e con l’urgenza di riuscire a contenere il traffico che mette tutti (o quasi) in... fila. Bastano due cifre per rendere l’idea: ogni giorno sul territorio cantonale entrano 93mila veicoli e in 9 auto su 10 viaggia una sola persona. Ora, c’è voluto un progetto interreg – ribattezzato ‘Smisto’ – per mettere al tavolo politici e tecnici dei due lati del valico a ragionare insieme di mobilità integrata e sostenibile. In un certo senso questa operazione condivisa ha «costretto» le due regioni a «lavorare assieme ed essere efficienti», soprattutto nell’uso delle risorse. Il direttore generale Infrastrutture, trasporti e mobilità sostenibile della Regione Lombardia (qui si legga il Pirellone) Aldo Colombo non ha fatto fatica ad ammetterlo. Sia chiaro, la via della collaborazione transfrontaliera in tema di trasporti e servizi è stata già battuta. Ma quello che si è varato ieri da Mendrisio (dal Teatro dell’architettura, a fare gli onori di casa l’architetto Mario Botta) non è solo un programma di buone intenzioni, bensì un vero e proprio piano d’azione che ci si dà 30 mesi (da qui al 2021) per concretizzare. L’obiettivo strategico è chiaro: potenziare l’offerta di mezzi pubblici – via rotaia e gomma –, armonizzare normative e comunità tariffali e spingere verso forme di mobilità alternativa (dalle navette aziendali al ‘car pooling’). Del resto, davanti a «un continuo aumento della domanda di mobilità, una reazione ci voleva», ha richiamato il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali. Anche perché tanto il Cantone che le aree lombarde inseguono una risposta capace di ricondurre il traffico a «livelli accettabili». Infatti, ‘Smisto’ rappresenta un «progetto di estrema importanza per noi», ha ricordato pure il presidente della Commissione regionale dei trasporti Andrea Rigamonti. Ciò che è cruciale è il fatto che il progetto oltre a restituire le possibili soluzioni mette a disposizione le risorse finanziarie. Si parla, in effetti, di investimenti previsti per 1 milione di franchi sul versante svizzero e di un milione e 700mila euro su quello italiano. Una potenzialità di spesa che si innesta su quanto già esiste in termini di infrastrutture (che mira a sviluppare), e che è parte, come ha fatto notare Enzo Galbiati, dell’autorità di gestione del Programma di cooperazione, di uno sforzo ancora più poderoso quanto a cifre da spendere (158 milioni di euro in tutto) e regioni interessate (oltre al Ticino ci sono pure Grigioni e Vallese sul fronte svizzero). Sul territorio ‘Smisto’ dovrà semplificare la mobilità dei cittadini che si muovono a cavallo del confine usando l’intermodalità: dalla strada alla ferrovia, senza trascurare percorsi pedonali e ciclabili e anche la navigazione sui laghi. Il progetto, di fatto, getta un occhio pure al trasporto turistico, e si prefigge di abbattere altresì le barriere architettoniche. Stavolta ci si metterà totalmente dalla parte dell’utente.