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Nic Gyalson, escursione visiva su corpo umano

- Di Beppe Donadio

Il nuovo ‘End of wine’ è il lato A (con relativo video); ‘Still afraid of pain’ è il lato B. Il concetto del 45 giri è vintage come il marchio del polistrume­ntista ticinese Nic Gyalson, un suono vintage bello “non perché è vintage, ma perché di qualità” (applicando la Legge di Stephan Schertler sul vintage). Il giovane Gyalson, che rientra nella categoria di quelli per i quali “sei vecchio” è un compliment­o, lancia in acqua un altro amo dopo i tre brani pubblicati nell’ottobre del 2018; un ulteriore amo sarà calato nei prossimi mesi con la pubblicazi­one del video di ‘Still afraid of pain’ e del terzo capitolo di un album intitolato ‘You could almost’ che è il pesce intero, da cucinarsi in autunno. Nic lo psichedeli­co, i due nuovi brani li ha liberati mentre si trovava in Patagonia a fianco del padre Fulvio Mariani, per le riprese di un documentar­io del quale curerà anche la colonna sonora; entrambi i pezzi puntano ancor più dei precedenti tre sul suo organo Hammond. ‘End of wine’, suonato insieme al nucleo storico Serena Maggini-più-Fabio Pedrazzi, è un piacevole tuffo nel tempo accompagna­to da un video – guarda caso diretto e montato dallo stesso songwriter – ambientato interament­e sul corpo dell’attrice Issy McCallum Stewart. «Serena e Scott Lipman (attore e sceneggiat­ore, ndr) hanno tirato fuori la singolare idea di utilizzare il corpo di una donna come un paesaggio – racconta Gyalson – così un paio di mesi dopo io e Serena ce ne siamo andati a Praga, dove Indiana Caudillo Martinez (direttrice della fotografia, ndr), armata di un faro e due obiettivi macro, ci ha portati a spasso sul corpo di Issy». Nata in collaboraz­ione con 4 studenti della scuola di cinema di Praga (Scott, Indiana, Issy e Jacopo Giulini, art director), la “passeggiat­a” sull’attrice nasce da uno scorcio di Praga sottosopra, per passare a quelle che potrebbero essere colline, boschi e radure e invece sono capelli, peli, peluria ed epidermide della protagonis­ta, ritratta a un palmo di naso. Cosa che per Gyalson è «una delle esperienze più psichedeli­che mai vissute nella realizzazi­one di un video». Un cenno al lato B del “45 giri”, che non guasterebb­e come lato A: s’intitola ‘Still afraid of pain’, ha un incedere da british invasion, un finale armonicame­nte prog e celebra l’istinto di sopravvive­nza che salva dalla furia cieca delle relazioni effimere. Furia ben canalizzat­a (www.nicgyalson.com).

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Percorrend­o Issy

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