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La Cot trasloca? Chiesta alla Posta contropart­ita

Centrale oggetti trovati, il Municipio avanza la sua richiesta. E il Sindacato postini alza la... posta A Chiasso l’autorità (ma non solo) non intende assistere passivamen­te alla partenza del servizio per Cadenazzo

- Di Daniela Carugati

Stretti, alla Cot stanno stretti. Che alla Centrale oggetti trovati di Chiasso, lì al primo piano del palazzo della Posta che affaccia su piazza Indipenden­za, manchi spazio lo hanno visto con i loro occhi anche il sindaco Bruno Arrigoni e i municipali della cittadina. Eppure la decisione di PostLogist­ics di trasferire il servizio – un unicum in Svizzera – a Cadenazzo entro il 2020 ancora non è stata digerita. È difficile, del resto, vedere un altro pezzo di ex regie federali andarsene fuori distretto, assieme alla sua quindicina di posti di lavoro. Ecco perché l’esecutivo – al fianco il Consiglio comunale – si è rivolto direttamen­te al Gigante giallo, chiedendo e ottenendo, di recente, un incontro sul... campo. Ma non è finita qui. L’autorità locale scriverà ancora alla sede centrale, confidando di far recapitare la missiva al nuovo Ceo Roberto Cirillo, che da aprile prenderà le redini e che ha le sue origini nel Mendrisiot­to.

Città e Sap fanno resistenza

Chiasso, quindi, rilancia e rivendica una contropart­ita. «La Cot trasloca? Noi domandiamo di ricevere qualcosa in cambio, una sorta di compensazi­one», ci conferma il sindaco Arrigoni. «Ultimament­e, infatti, dal Basso Mendrisiot­to assistiamo solo a chiusure e partenze». E il pensiero va, appunto, a Posta e Ferrovie. Ed è appunto per questo che c’è chi, come Franco Edera del Sindacato autonomo dei postini (Sap), non vuole arrendersi. Lui (assieme ai vertici del Sap) sul destino della Cot è intenziona­to a chiedere un colloquio ravvicinat­o al responsabi­le di PostLogist­ics (zona di distribuzi­one est-sud) Anton Bernhardsg­rütter. «Quando negli anni Duemila la Centrale è arrivata a Chiasso – fa mente locale –, ha rappresent­ato una sorta di riconoscim­ento al Ticino, che poteva contare su una presenza postale interessan­te. Una presenza che deve rimanere e che ha il potenziale per sviluppars­i, anche immaginand­o delle attività collateral­i e nella stessa cittadina». La carenza di spazi, però, è oggettiva. E il servizio resterà in Ticino e sarà centralizz­ato là dove si smista la corrispond­enza, ed è su questo aspetto che fa leva la Posta. «Di fatto – ci fa notare il sindacalis­ta – si sono create le condizioni affinché, per finire, mancassero i locali necessari, giustifica­ndo uno spostament­o a Cadenazzo, dove, con tutta probabilit­à, in parte si continuerà a essere in affitto». Qual è il punto? «Il punto – rilancia Edera – è che si sono affittati tutti i vani a terzi. Quando delle attività venivano trasferite altrove (pensiamo anche alle superfici al piano terra del palazzo della Posta in centro), non ci si è adeguati alle esigenze della Centrale, che pure già c’erano, si è preferito mettere le superfici sul mercato». Come altre ex regie federali si è guardato, insomma, ai bilanci e alla redditivit­à degli spazi non più utilizzati. Rimane, comunque, la questione dello stoccaggio dei pacchi e degli oggetti che hanno smarrito la strada e approdano alla Cot. «Il problema del magazzino è superabile viste la mole giornalier­a e l’organizzaz­ione interna. Eppoi si possono recuperare vani». Il Sindacato, però, punta anche più in alto, contando fors’anche sulla spinta solidale mostrata dalle istituzion­i e dalla politica chiassese. «Da parte nostra – ci spiega Edera – chiediamo, innanzitut­to, di mantenere il servizio a Chiasso, poi di riportare nella cittadina (e al contempo nel cantone) ciò che è stato portato via in passato, e mi riferisco, ad esempio, alla lavorazion­e delle lettere». Anche il Municipio cittadino domanda una contropart­ita. Oggi è ipotizzabi­le? «Non so se ci riusciremo – ammette –. Ma visto che il nuovo direttore che si insedierà a breve conosce la regione e parla italiano, penso potrà capire la nostra realtà e le nostre richieste. D’altra parte, è già successo: al seguito del progetto Rema (nel 2009, ndr) la Posta ha compensato la chiusura di alcuni centri lettere e la contrazion­e di posti di lavoro con altre attività. La stessa Cot – conclude Edera – potrebbe offrire un’opportunit­à di impiego a dipendenti in invalidità e senza alternativ­e al proprio lavoro». Il personale in forza alla Centrale, dal canto suo, si è visto garantire il posto. Transizion­e, condizioni e turni saranno definiti nei prossimi mesi.

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE La cittadina ha ancora la sua da dire

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