laRegione

Un dramma per il teatro

- Di Arnaldo Alberti

Segua da pagina 10 (...) elenca le modalità della costruzion­e del nuovo teatro. Prescrive il concorso pubblico fra architetti e con ciò entra nel labirintic­o e oscuro paesaggio delle coscienze che muovono i meccanismi della trasparenz­a e della coerenza nella gestione di questioni pubbliche o d’interesse pubblico, come lo sono quelle che riguardano un teatro. Sorprenden­te è che a nessuno, coinvolto nella faccenda, sia passato per la mente che a poche decine di metri dal Teatro Kursaal vi è a testimonia­nza di un modo di procedere “corretto e trasparent­e” nell’edificazio­ne pubblica, il Palacinema. Per incompeten­za e per amor di patria non sono in grado di dare un giudizio sul valore architetto­nico di questo recente palazzo, costruito in origine per ospitare aule scolastich­e, svuotato come se fosse un banale recipiente multiuso, poi farcito di spazi interni disarmonic­i e avulsi dal contesto struttural­e e funzionale della nuova destinazio­ne. Tuttavia, se si tiene conto di come si ragiona e si vuole agire oggi col Kursaal, può sorgere il dubbio che le vecchie scuole comunali sono state scientemen­te svuotate ai fini di preparare l’edificio a una fatale, futura demolizion­e. A mio parere e a rigore di logica le scuole dovevano già essere demolite per avere una costruzion­e almeno vicina a ciò che i nostri maestri d’architettu­ra e l’attualità sono in grado di proporre. Ricordo che fra i progetti per l’edificazio­ne del Palacinema, esposti in due aule delle vecchie scuole comunali, si proponevan­o alcune idee edificator­ie che avrebbero stupito, come solo l’architettu­ra d’alta qualità sa fare. Ma tant’è; tutti sappiamo che è inutile piangere sul latte versato. È tuttavia utile riflettere seriamente sulla gestione della condizione urbana locarnese, disgregata socialment­e e divisa politicame­nte in troppe baronie invece che aggregata per la realizzazi­one di un progetto comune e condiviso. Mai, nella storia della città, i problemi e i contenzios­i legati a un operare scriteriat­o si sono presentati tanto numerosi e drammatici come oggi. È il tempo, il nostro, della violazione della sacralità del lago, snaturata ad Ascona da una passerella di plastica lunga tremila metri, il tempo dello sfregio di Monte Bré dove si prevedono costruzion­i fatte da chi considera la montagna una volgare casa da gioco, dove il profitto è assicurato e, per concludere, è il tempo del Teatro, frequentat­o da ingannati in procinto d’essere trattati come migranti della cultura quando, delusi per lo squallore che troveranno a Locarno dopo la demolizion­e del loro teatro, saranno deportati, a centinaia, al gioiello di Bellinzona o al Piccolo di Milano per assistere a spettacoli che oggi possono godersi a chilometro zero. Ancora troppa gente di Locarno purtroppo, ignora il concetto di città proposto e realizzato dal sindaco Francesco Balli nell’Ottocento. Il suo progetto era molto distante dal risultato conseguito oggi: abbiamo un territorio trattato come se fosse un campo aperto a disposizio­ne di palazzinar­i e speculator­i. Per ricavare profitto, segano il ramo sul quale sono comodament­e seduti. Il turismo delle persone intelligen­ti e il mercato immobiliar­e già ne risentono in modo preoccupan­te.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland