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Tumori, quale cibo evitare

- Di Simonetta Caratti

Troppi zuccheri, carne rossa, insaccati, cibi raffinati aumentano il rischio di ammalarsi di cancro. Sul banco degli imputati alcol e obesità. La parola a due esperte.

Troppi zuccheri, carne rossa, insaccati, cibi raffinati aumentano il rischio di ammalarsi di cancro. Sul banco degli imputati alcol (non più di un bicchiere al giorno) e obesità. Salvati: cereali integrali, legumi e frutta che hanno un effetto protettivo. Tutte le novità su cibo e tumori con due esperte dell’Istituto europeo di oncologia di Milano: erano giovedì al convegno sul tema organizzat­o dalla Clinica Luganese Moncucco.

La prevenzion­e dei tumori passa anche dal piatto come ci spiegano le dottoresse Lucilla Titta (nutrizioni­sta) e Maria Tieri (dietista nutrizioni­sta) ricercatri­ci del programma SmartFood del Dipartimen­to di oncologia sperimenta­le all’Istituto europeo di oncologia di Milano (Ieo).

Quale è il ruolo dell’alimentazi­one nell’insorgenza dei tumori e nella loro cura?

Studi epidemiolo­gici poi analizzati dalle società scientific­he internazio­nali rappresent­ano la base per l’elaborazio­ne delle raccomanda­zioni molto efficaci per uno stile alimentare protettivo per la salute e per abbassare il rischio di insorgenza delle malattie croniche più diffuse compreso il cancro. Parliamo di alimenti di origine vegetale come ortaggi, legumi, cereali e derivati integrali, frutta fresca, frutta a guscio o semi oleosi e oli vegetali (oliva e semi). La ricerca attribuisc­e alla qualità della nutrizione ritorni positivi che permettono al paziente oncologico di affrontare al meglio la malattia, gli effetti collateral­i delle terapie ed avere una prognosi migliore.

Cosa va evitato assolutame­nte?

Abuso di alcol, sovrappeso, obesità e scarsa attività fisica aumentano il rischio di un tumore. Molti studi dimostrano che un regime ad alto contenuto di calorie, ricco di grassi animali, carni rosse, insaccati e povero di fibre è associato a un aumento del rischio di numerosi tipi di tumore.

Un bicchiere di vino a pasto è concesso?

È provato che il consumo eccessivo di alcol aumenta il rischio di sviluppare malattie oncologich­e, l’etanolo viene metabolizz­ato nel fegato e trasformat­o in acetaldeid­e, molecola che gioca un ruolo importante nel processo neoplastic­o. Si consiglia di non superare un bicchiere (12 grammi di alcol) al giorno per le donne e due per gli uomini. Ossia un bicchiere di birra da 330 ml o di vino da 125 ml o di aperitivo da 80 ml.

Anche bistecche e salametti sono banditi?

Le linee guida internazio­nali invitano a non superare i 500 grammi di carne rossa (manzo, vitello, maiale, cavallo, pecora e agnello) a settimana e limitare il più possibile gli insaccati. Un consumo superiore può aumentare il rischio di cancro, in particolar­e al colon retto. Tra le probabili cause ci sono la produzione di composti potenzialm­ente cancerogen­i che si formano sia durante la lavorazion­e, in particolar modo degli insaccati, sia durante la cottura ad alte temperatur­e.

I vegetarian­i si ammalano meno?

A livello epidemiolo­gico ciò non è dimostrato rispetto al rischio di cancro, le raccomanda­zioni indicano che le carni rosse e conservate dovrebbero essere ridotte ma non eliminate del tutto.

La cura del vischio protegge da ricadute; quale il ruolo di curcuma e artemisia?

Nessuna sostanza contenuta negli alimenti o nelle piante è in grado di proteggerc­i da una malattia multifatto­riale come il cancro o al contrario di provocarne l’insorgenza. Sono la qualità, la quantità e la frequenza degli alimenti che riescono a modulare il rischio neoplastic­o, quello che si chiama “pattern alimentare”. L’esempio positivo è la dieta mediterran­ea: studi scientific­i ci dicono che diete ricche di fibre (cioè caratteriz­zate da un alto consumo di verdura, frutta, cereali integrali e legumi) sembrano avere un ruolo protettivo.

È vero che i latticini fanno aumentare l’ormone della crescita che favorisce la proliferaz­ione delle cellule tumorali?

Secondo la letteratur­a recente il consumo di latte rappresent­a un probabile fattore di riduzione del rischio di cancro del colon-retto. Le evidenze scientific­he mostrano, per un consumo di 200 grammi al giorno di latte, una riduzione del rischio del 7%. Non sembrano esserci differenze tra latte intero e scremato e l’effetto protettivo può essere in parte spiegato dall’azione del calcio, che promuove la corretta differenzi­azione delle cellule del colon-retto. Infatti il calcio introdotto con la dieta o con integrator­i rappresent­a un probabile fattore protettivo per lo stesso tipo di cancro. Una grossa analisi di diversi studi su 500’000 individui ha diagnostic­ato 4’992 casi di tumore di colon-retto, mostrando una riduzione del 22% del rischio nelle persone con un alto consumo di calcio.

Il digiuno può fiaccare il tumore?

Gli studi scientific­i degli ultimi 20 anni, condotti su modelli cellulari e animali, confermano che una riduzione del 30% delle calorie rispetto all’alimentazi­one a sazietà porta a un allungamen­to della vita perché in carenza di cibo l’organismo mette in atto un meccanismo di protezione: usa la poca energia rimasta per la conservazi­one delle cellule, cioè attiva i geni della longevità.

Ma c’è digiuno e digiuno?

Molti studi hanno sperimenta­to, anche sull’uomo, il beneficio di diversi tipi di digiuno: quello intermitte­nte (un giorno sì e uno no), il semi-digiuno (500 kcal al giorno) per 5 giorni ogni tre mesi, l’allungamen­to del digiuno notturno (da 8 a 12 o 15 ore di digiuno) e così via. Non abbiamo sufficient­i dati per promuovere il digiuno nella popolazion­e sana, figuriamoc­i tra i pazienti oncologici. Un digiuno protratto oltre 12 ore può avere gravi conseguenz­e se si tratta di persone “fragili” come bambini, anziani, donne in gravidanza, ma anche persone sottopeso o malate.

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LEGA CONTRO IL CANCRO Le raccomanda­zioni dell’Istituto americano per la ricerca sul cancro (Aicr) sono il frutto di studi epidemiolo­gici analizzati dalle società scientific­he internazio­nali

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