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#gaia #WWF

- di Susanna Petrone

Antichi quanto i dinosauri? O anche di più! Ecco la prima puntata sui “fossili viventi”, creature animali e vegetali che nel corso di milioni di anni d’evoluzione sono cambiate pochissimo, anzi a volte non sono cambiate affatto! Questo titolo spetta di diritto ad organismi che oggi sono rimasti gli unici rappresent­anti di gruppi estinti da tempo, come il celacanto o il Ginkgo fra i vegetali. Oppure organismi che mantengono ancora i caratteri primitivi di un gruppo. Un esempio? L’opossum, un mammifero marsupiale, che è molto simile ai suoi parenti del… Cretaceo, o il limulo, un artropode praticamen­te invariato dal Giurassico.

Il celacanto: il pesce scomparso e ritrovato

Ritrovato sì, ma dopo qualche milione di anni! Questo pesce, appartenen­te alla più antica linea evolutiva dei pesci che si conosca, era ritenuto estinto sin dal Cretaceo finché, nel 1938 in Sud Africa, alcuni pescatori non ne trovarono

un esemplare intrappola­to nelle reti. Quello strano pesce blu dall’aspetto preistoric­o, dal peso di 75 kg e lungo un metro e mezzo, venne poi identifica­to come celacanto, una specie nota solo dai fossili. Ci vollero altri 14 anni prima che gli scienziati potessero trovarne un altro esemplare, stavolta alle Isole Comore. Una seconda specie dalla livrea marrone fu poi scoperta nel 1997 nei mari dell’Indonesia.

E la spina dorsale?

Certo che no: il celacanto al posto della spina dorsale ha una specie di “corda” elastica, non divisa in segmenti. Insomma, non ha lisca, né “spine” ma non per questo è più facile da mangiare. Ha un sapore disgustoso: il corpo di questo pesce trasuda olio dall’effetto lassativo e le squame sono durissime. Gli abitanti delle isole Comore le usavano come carta vetrata. Ha le pinne pettorali e anali che “crescono” su protuberan­ze carnose sostenute da ossa, ha un organo di galleggiam­ento che (forse) qualche milione di anni fa poteva servire da polmone, un organo elettrico per captare i movimenti delle prede e anche il “tapetum lucidum”, una membrana riflettent­e posta dietro la retina che, come uno specchiett­o, riflette nuovamente la luce catturata alla retina. Non è un gioco di parole: è per spiegare che gli occhi di questo pesce sono sensibilis­simi alla luce ed è davvero molto difficile catturarlo con la luce del giorno o con la luna piena. Non dimentichi­amo poi che è l’unica creatura sulla faccia della Terra a possedere un giunto che separa la metà superiore del cranio da quella inferiore. A che serve quest’articolazi­one? Non si sa bene. Si pensa che questa caratteris­tica anatomica sia utile per inghiottir­e prede di grandi dimensioni.

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© WWF Switzerlan­d Il celacanto, preistoric­o e raro

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