Spese militari, riforme e l’ombra del caso Huawei
Pechino – Il nuovo budget militare, il Pil e il pacchetto di riforme per provare a superare le tensioni con gli Usa (vedi sopra) sono tra i punti nell’agenda del Congresso nazionale del popolo, la sessione parlamentare che oggi a Pechino avvierà i lavori per concluderli il 15 marzo. Nella Grande sala del popolo, il premier Li Keqiang leggerà in mattinata la relazione su un’economia che accusa un rallentamento, come confermato dal 2018 chiuso con un Pil a +6,6%, ai minimi degli ultimi 28 anni. Per quest’anno si prevede un ancor più ‘magro’ +6,3 per cento. Il budget militare, da sempre sotto osservazione per la sua scarsa trasparenza, avrà “un rialzo appropriato” a tutela “della sicurezza nazionale”, ha anticipato Zhang Yesui, portavoce del Congresso, indicando comunque un aumento a “singola cifra”, in linea coi piani del presidente Xi Jinping per la modernizzazione delle forze armate entro il 2035.
I circa 3mila delegati dovranno poi dare il voto formale alla nuova legge sugli investimenti stranieri, che disciplina le joint-venture e le compagnie a totale controllo straniero, allo scopo di allentare i timori globali circa un mercato ostile agli investimenti esterni. Tra i punti sensibili anche le norme contro il trasferimento forzato di tecnologia da imprese estere e le “interferenze” governative illegali nel loro business.
Sul congresso si staglia anche l’ombra lunga del caso Huawei, il colosso delle telecomunicazioni accusato dagli Usa di violare le sanzioni all’Iran. Proprio ieri Meng Wanzhou, Cfo e figlia del fondatore della società, ha fatto causa al Canada per “gravi violazioni” dei suoi diritti civili – perquisizioni eccessive e interrogatori sommari – durante l’arresto del 1° dicembre scorso a Vancouver. Meng si trova in regime di libertà vigilata con l’accusa di frode per aggirare le sanzioni contro Teheran. Huawei, secondo il ‘New York Times’, si prepara intanto a fare causa anche al governo americano per aver vietato alle agenzie federali di usare i suoi prodotti, giudicati pericolosi per la sicurezza nazionale. Intanto i canadesi Michael Spavor, imprenditore, e Michael Kovrig, ex diplomatico, restano in carcere in Cina con l’accusa di spionaggio. Leggi: per ritorsione.