‘Minima’ a 350 franchi
Anche il Consiglio degli Stati approva una modifica del sistema delle franchigie di cassa malati
La franchigia di base e quelle opzionali saranno adeguate in funzione dell’evoluzione dei costi. Gli assicurati pagheranno di più di tasca propria.
In Svizzera si va relativamente poco dal medico, in ogni caso meno di quanto lo si faccia negli altri Paesi occidentali. Inoltre, si sborsa di tasca propria (a titolo di franchigia, 10% di partecipazione ai costi, contributo alle degenze ospedaliere ecc.) un importo di gran lunga superiore a quello corrisposto altrove. Ebbene, in futuro gli assicurati dovranno farsi carico di una parte ancora maggiore dei costi che cagionano: dopo il Nazionale, ieri anche gli Stati (con 26 voti a 13 e 2 astenuti) ha deciso – per “rafforzare la [loro] responsabilità individuale” – di aumentare le franchigie di 50 franchi. Già nel 2020 o nel 2021 quella ordinaria passerà da 300 a 350 franchi. Solo la sinistra si è opposta all’adeguamento della Legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal). Il progetto del Consiglio federale prevede che le franchigie ordinarie e opzionali siano regolarmente adeguate all’evoluzione dei costi della salute. L’aumento si farà a colpi di 50 franchi per volta. Scatterà automaticamente quando i costi lordi medi per assicurato raggiungeranno un importo pari a 13 volte la franchigia ordinaria. Il primo avverrà al momento dell’entrata in vigore della modifica di legge. I successivi dovrebbero scattare ogni 3/4 anni. Le franchigie per bambini non sono interessate. In passato il Consiglio federale ha già aumentato la franchigia di base dai 150 franchi iniziali (1996) a 230 (1998) e quindi a 300 franchi (2004). La maggioranza borghese del Consiglio degli Stati in questo modo vuole «rafforzare la responsabilità individuale», ha detto Joachim Eder (Plr/Zg) a nome della commissione. Chiedendo agli assicurati di partecipare maggiormente ai costi, si potrà favorire un comportamento più attento, impedendo visite mediche e ospedaliere superflue, ha spiegato. L’aumento della franchigia potrebbe inoltre spingere più persone a sfruttare una delle molte, ma oggi poco utilizzate possibilità di ottimizzazione (cambiamento di cassa o della franchigia, modello assicurativo alternativo), risparmiando così dei soldi. Eder ha parlato di un passo necessario e moderato a fronte del forte incremento delle spese sanitarie. La sinistra non ne vuole sapere. Hans Stöckli (Ps/Be) ha ricordato che un numero sempre maggiore di persone (il 22,5% degli assicurati, a suo dire) non si reca dal medico perché non se lo può più permettere. Il meccanismo non farebbe che cementare questa situazione. Creando peraltro ulteriori problemi a Cantoni e Comuni, che temono un trasferimento degli oneri dalla cassa malati all’assistenza e alle prestazioni complementari. Per di più, la misura in passato non si è rivelata efficace come adesso si vuol far credere: finora gli aumenti delle franchigie non hanno inciso sull’evoluzione dei costi, ha osservato il bernese. Secondo Ivo Bischofberger (Ppd/Ai), l’incremento automatico delle franchigie non dovrebbe invece far crescere la quota di coloro che rinunciano a farsi curare. Secondo il governo, il 10% degli assicurati rinuncia a prestazioni non necessarie e solo l’1% a cure indispensabili. Per Didier Berberat (Ps/Ne), la misura è comunque «socialmente ingiusta e inaccettabile» perché colpisce poveri, malati cronici e anziani. L’accesso alle cure va garantito a tutti, altrimenti – ha sottolineato – avremo una medicina a due velocità. Già ora un quinto delle economie domestiche in Svizzera ha difficoltà a pagare una fattura inattesa di 2’500 franchi, gli ha fatto eco Paul Rechsteiner (Ps/Sg). Entrambi non hanno lasciato dubbi sul fatto che sarà il popolo a dire l’ultima parola. Il Ps ha già promesso il referendum; e ieri diverse associazioni dei consumatori (Acsi compresa) hanno detto che lo sosterranno. Senza dimenticare l’iniziativa popolare, sempre del Ps, volta a limitare al 10% del reddito il peso dei premi sul budget delle famiglie. Il consigliere federale socialista Alain Berset ha ammesso: l’operazione si salderà con un trasferimento netto di una parte dei costi dai premi agli assicurati. Ciò frenerà un po’ l’aumento dei premi, ma non sono da attendersi effetti sui costi della salute. Nonostante questo, il passo «può ragionevolmente essere fatto».