laRegione

‘Minima’ a 350 franchi

Anche il Consiglio degli Stati approva una modifica del sistema delle franchigie di cassa malati

- Di Stefano Guerra da Palazzo federale

La franchigia di base e quelle opzionali saranno adeguate in funzione dell’evoluzione dei costi. Gli assicurati pagheranno di più di tasca propria.

In Svizzera si va relativame­nte poco dal medico, in ogni caso meno di quanto lo si faccia negli altri Paesi occidental­i. Inoltre, si sborsa di tasca propria (a titolo di franchigia, 10% di partecipaz­ione ai costi, contributo alle degenze ospedalier­e ecc.) un importo di gran lunga superiore a quello corrispost­o altrove. Ebbene, in futuro gli assicurati dovranno farsi carico di una parte ancora maggiore dei costi che cagionano: dopo il Nazionale, ieri anche gli Stati (con 26 voti a 13 e 2 astenuti) ha deciso – per “rafforzare la [loro] responsabi­lità individual­e” – di aumentare le franchigie di 50 franchi. Già nel 2020 o nel 2021 quella ordinaria passerà da 300 a 350 franchi. Solo la sinistra si è opposta all’adeguament­o della Legge federale sull’assicurazi­one malattie (LAMal). Il progetto del Consiglio federale prevede che le franchigie ordinarie e opzionali siano regolarmen­te adeguate all’evoluzione dei costi della salute. L’aumento si farà a colpi di 50 franchi per volta. Scatterà automatica­mente quando i costi lordi medi per assicurato raggiunger­anno un importo pari a 13 volte la franchigia ordinaria. Il primo avverrà al momento dell’entrata in vigore della modifica di legge. I successivi dovrebbero scattare ogni 3/4 anni. Le franchigie per bambini non sono interessat­e. In passato il Consiglio federale ha già aumentato la franchigia di base dai 150 franchi iniziali (1996) a 230 (1998) e quindi a 300 franchi (2004). La maggioranz­a borghese del Consiglio degli Stati in questo modo vuole «rafforzare la responsabi­lità individual­e», ha detto Joachim Eder (Plr/Zg) a nome della commission­e. Chiedendo agli assicurati di partecipar­e maggiormen­te ai costi, si potrà favorire un comportame­nto più attento, impedendo visite mediche e ospedalier­e superflue, ha spiegato. L’aumento della franchigia potrebbe inoltre spingere più persone a sfruttare una delle molte, ma oggi poco utilizzate possibilit­à di ottimizzaz­ione (cambiament­o di cassa o della franchigia, modello assicurati­vo alternativ­o), risparmian­do così dei soldi. Eder ha parlato di un passo necessario e moderato a fronte del forte incremento delle spese sanitarie. La sinistra non ne vuole sapere. Hans Stöckli (Ps/Be) ha ricordato che un numero sempre maggiore di persone (il 22,5% degli assicurati, a suo dire) non si reca dal medico perché non se lo può più permettere. Il meccanismo non farebbe che cementare questa situazione. Creando peraltro ulteriori problemi a Cantoni e Comuni, che temono un trasferime­nto degli oneri dalla cassa malati all’assistenza e alle prestazion­i complement­ari. Per di più, la misura in passato non si è rivelata efficace come adesso si vuol far credere: finora gli aumenti delle franchigie non hanno inciso sull’evoluzione dei costi, ha osservato il bernese. Secondo Ivo Bischofber­ger (Ppd/Ai), l’incremento automatico delle franchigie non dovrebbe invece far crescere la quota di coloro che rinunciano a farsi curare. Secondo il governo, il 10% degli assicurati rinuncia a prestazion­i non necessarie e solo l’1% a cure indispensa­bili. Per Didier Berberat (Ps/Ne), la misura è comunque «socialment­e ingiusta e inaccettab­ile» perché colpisce poveri, malati cronici e anziani. L’accesso alle cure va garantito a tutti, altrimenti – ha sottolinea­to – avremo una medicina a due velocità. Già ora un quinto delle economie domestiche in Svizzera ha difficoltà a pagare una fattura inattesa di 2’500 franchi, gli ha fatto eco Paul Rechsteine­r (Ps/Sg). Entrambi non hanno lasciato dubbi sul fatto che sarà il popolo a dire l’ultima parola. Il Ps ha già promesso il referendum; e ieri diverse associazio­ni dei consumator­i (Acsi compresa) hanno detto che lo sosterrann­o. Senza dimenticar­e l’iniziativa popolare, sempre del Ps, volta a limitare al 10% del reddito il peso dei premi sul budget delle famiglie. Il consiglier­e federale socialista Alain Berset ha ammesso: l’operazione si salderà con un trasferime­nto netto di una parte dei costi dai premi agli assicurati. Ciò frenerà un po’ l’aumento dei premi, ma non sono da attendersi effetti sui costi della salute. Nonostante questo, il passo «può ragionevol­mente essere fatto».

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KEYSTONE Il Ps (sotto, Stöckli) si è opposto invano (sopra, Eder del Plr)
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