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Fuoco amico sul Muro di Trump

La dichiarazi­one di ‘emergenza nazionale’ sarà bocciata al Senato grazie a voti repubblica­ni Cresce la fronda nel partito del presidente che però potrà imporsi con il veto. Si annuncia un’altra battaglia con i democratic­i.

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Washington – Anche il Senato boccerà la dichiarazi­one di “emergenza nazionale” lungo il confine con il Messico annunciata da Donald Trump. E non solo per mano dell’opposizion­e democratic­a, ma anche della crescente fronda repubblica­na. Ultimo senatore del partito a ufficializ­zare la propria opposizion­e è stato Rand Paul (Kentucky). Prima di lui l’avevano fatto Susan Collins del Maine, Lisa Murkowski dell’Alaska, e Thom Tillis del North Carolina (e secondo Paul altri dieci sono pronti a farlo). Defezioni che hanno costretto il capo della maggioranz­a repubblica­na Mitch McConnell ad ammettere che al Senato, con chiarezza, “ci saranno voti sufficient­i ad approvare la risoluzion­e di bocciatura”. Sommati a quelli dei rappresent­anti democratic­i e dei loro alleati indipenden­ti, quelli dei repubblica­ni dissidenti assicurere­bbero la maggioranz­a di 51 voti alla mozione di censura. Come è già avvenuto alla Camera, dove però i democratic­i sono in maggioranz­a, dopo le elezioni di mid-term dello scorso novembre. Anche questo, hanno rilevato gli osservator­i, è un sintomo del malessere generato nel partito repubblica­no dai modi e dai contenuti delle politiche di Trump, e di come il presidente stenti ormai ad averne controllo. È pur noto che se pure la dichiarazi­one di emergenza nazionale – di cui Trump intende servirsi per finanziare il Muro, bypassando il Congresso – venisse bocciata dal parlamento, il presidente potrebbe a sua volta opporre il proprio veto. Con buone probabilit­à di riuscire a imporsi, alla fine, giacché per disarmare la sua opposizion­e, occorrereb­be il voto di due terzi dei rappresent­anti delle due camere. Cosa che ai democratic­i non riuscirebb­e. McConnell, che pure ha collaborat­o con il presidente, dalla riforma fiscale alla selezione dei giudici conservato­ri, ha detto, citato dai media, di aver “consigliat­o” a Trump di ritirare la “dichiarazi­one”. Se non altro per non fornire a futuri presidenti democratic­i un precedente di cui servirsi ai propri fini. “Ovviamente senza che il presidente mi desse ascolto”, ha ammesso McConnell. L’altro motivo di opposizion­e portato dai repubblica­ni dissidenti – quello, diciamo così, “nobile” – è che la dichiarazi­one di emergenza è un tentativo di cancellare le prerogativ­e del Congresso (il controllo sulla spesa, tra l’altro); mentre una ragione più pragmatica è che con il decreto, Trump potrebbe dirottare sulla costruzion­e del Muro fondi già destinati a opere nei rispettivi Stati. E come lo spieghereb­bero agli elettori?

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KEYSTONE The Wall

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