La ‘guerra dei dazi’ estesa a India e Turchia
Washington – Messa “in sonno” la guerra dei dazi con la Cina, Trump ne apre una con India e Turchia. Ieri, il presidente ha notificato al Congresso che intende revocare a India e Turchia i benefici di un provvedimento chiamato Generalised System of Preferences (Gsp), che garantisce a vari prodotti in arrivo dalle economie emergenti e a basso reddito un accesso senza dazi al mercato americano. La decisione, che richiederà almeno 60 giorni per entrare in vigore, è stata motivata con il fatto che i due Paesi non si qualificano più come “Paesi emergenti”. E, nel caso dell’India, anche col fallimento dei negoziati per garantire agli Usa un mercato “ragionevole ed equo” e riequilibrare un deficit commerciale di 27,3 miliardi di dollari. New Delhi era la più grande beneficiaria del Gsp e la fine del programma Usa è l’azione punitiva più dura di Trump contro una nazione asiatica, dopo i dazi alla Cina: nel 2017 le esportazioni duty-free in Usa sono state pari a 5,6 miliardi di dollari, poco più dell’11% circa dei 48 miliardi di dollari di beni esportati negli Usa in quell’anno. Apparentemente, l’India ha accettato la decisione senza opporvi rappresaglie commerciali, e ridimensionando a soli 250 milioni di dollari l’anno i vantaggi del Gsp, e riconoscendo di non essere più un Paese in via di sviluppo. Più dura la reazione di Ankara: “Una decisione paradossale rispetto all’obiettivo di un volume di scambi di 75 miliardi di dollari concordato dai due Paesi. Questa decisione danneggerà solo le piccole e medie imprese e i produttori americani” aumentando i costi, ha avvertito la ministra turca del Commercio, Ruhsar Pekcan. La stessa ministra ha ricordato che nel quadro del Gsp durante i primi undici mesi dello scorso anno la Turchia ha esportato in Usa 1,74 miliardi di dollari, facendo di Ankara il quinto fornitore più grande degli Stati Uniti tra i Paesi emergenti. La decisione di Trump potrebbe acuire, tra l’altro, le tensioni con la Turchia, alleato Nato, che flirta con la Russia e con cui sono in corso trattative per creare una zona di sicurezza in Siria per i curdi, alleati di Washington.