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Volontari e storie difficili da dimenticar­e

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Quella del campo governativ­o ‘Osvaldo Cappellett­i’ (solo ora si è saputo che era stato intitolato a un volontario della Croce Rossa) di via Regina Teodolinda, spezzata per volontà della Lega di Salvini, è un’esperienza raccontata su una pubblicazi­one diffusa in questi giorni dalla Caritas Diocesana di Como, in prima fila nella gestione della struttura che dal 19 settembre 2016 al 31 ottobre 2018 ha accolto 7’019 migranti che in gran parte erano stati riammessi dal Ticino. Un’esperienza che ha coinvolto centinaia di volontari. Indimentic­abile per chi l’ha vissuta all’interno del campo come Roberto Ciriminna, operatore della cooperativ­a sociale Symploké, il cui compito era quello di tenere i contatti con i migranti: “Il mio lavoro era quello di intervista­re i minori non accompagna­ti per poter ottenere il permesso di soggiorno. La situazione era delicata: i minori non potevano restare al campo, ma dovevano essere presi in carico dai servizi sociali di Como. Il problema era quindi di carattere legale, ma anche umano per le ovvie implicazio­ni legate alla convivenza con persone adulte e per le loro diverse esigenze”. Questa situazione è proseguita fino all’ottobre del 2017, cioè fino all’applicazio­ne del Decreto Minniti che ha determinat­o un grosso freno agli sbarchi sulle coste italiane. I primi mesi del 2018 sono stati caratteriz­zati da una presenza media di 130-150 persone al giorno. Quelle raccolte sono storie difficili da dimenticar­e. Roberto Ciriminna: “Non potrò mai dimenticar­e viso e occhi di tante donne, in prevalenza nigeriane, che giungevano da noi via mare sui barconi, dopo aver subìto per lunghi mesi ogni genere di violenza nei campi di detenzione libici”. M.M.

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