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L’acqua calda

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Sydney – Il numero di ondate di caldo che colpiscono gli oceani è aumentato notevolmen­te negli ultimi decenni, colpendo ampie fasce di vita marina, “come incendi che distruggon­o vaste aree di foreste”. E il danno causato da questi focolai colpisce anche le popolazion­i che dipendono dagli oceani per ossigeno, cibo, protezione dalle tempeste e rimozione dei gas serra. Il rinnovato allarme viene da uno studio di scienziati australian­i e britannici, pubblicato su ‘Nature Climate Change’ – la prima analisi sistematic­a globale delle ondate di caldo negli oceani, in cui le temperatur­e raggiungon­o estremi per cinque giorni o più. Il numero di giorni di ondate di caldo marino è balzato in su del 54% nel periodo 1987-2016 rispetto ai tre decenni precedenti.

Le ondate di caldo stanno diventando più frequenti, prolungate e severe. Gli oceani Pacifico, Atlantico e Indiano sono particolar­mente a rischio di perdite di biodiversi­tà di larga scala. Mentre le temperatur­e sono aumentate gradualmen­te a causa del cambiament­o climatico, è l’aumento delle ondate di caldo che può causare il più grave danno. Gli oceani hanno finora assorbito circa il 90% del maggior calore prodotto nell’atmosfera dagli accresciut­i livelli di gas serra. Mentre alcune specie, come i pesci tropicali, possono migrare con le correnti per trovare nuovi habitat, le specie fisse come le piante hanno meno capacità di resistere. Allo stesso tempo, le specie temperate che vivono sulle piattaform­e continenta­li possono solo migrare verso sud e solo fino a un certo punto.

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KEYSTONE E quando sei all’ultima spiaggia si alza la marea

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