Il dumping dal parrucchiere
I controlli del 2018 hanno evidenziato violazioni salariali in 1 salone su 2
I controlli evidenziano violazioni delle norme salariali nel 55% dei casi. In Ticino la percentuale è più bassa, ma l’importo medio non corrisposto è doppio.
In Ticino percentuale più bassa, ma l’importo non corrisposto nei casi di violazione è doppio rispetto alla media. Nel 2019 più controlli a sorpresa.
Si direbbe un problema serio, quello del dumping salariale presso i parrucchieri svizzeri: nel 2018 la commissione paritetica del settore ha effettuato circa 200 controlli sul territorio nazionale, e in oltre la metà degli esercizi (55%) sono state sanzionate violazioni. Lo hanno comunicato ieri l’associazione padronale Coiffure Suisse e i sindacati Unia e Syna. In Ticino, su 38 controlli, i casi di salari troppo bassi riguardano ‘solo’ 8 esercizi (31%) per un totale di 14 dipendenti, ma il campione ridotto non consente troppo ottimismo. Tanto più che, nei casi contestati, l’importo non corrisposto risulta doppio rispetto a oltre Gottardo: in media 1’640 franchi/mese, ovvero oltre il 40% del salario minimo per un dipendente non qualificato (la media svizzera si ferma a 734 franchi).
Un po’ di contesto
Il nuovo Ccl per i parrucchieri che impiegano dipendenti, dichiarato vincolante dal Consiglio federale, è in vigore da un anno. Si applica a circa 4’200 esercizi e a 10’700 salariati, dei quali il 95% donne. In Ticino riguarda 218 saloni (altri 381 non hanno dipendenti). La media nazionale di lavoratori è di 3 persone per salone. Il Ccl fissa a circa 4mila franchi il salario minimo mensile per i dipendenti con formazione riconosciuta e 5 anni di esperienza; ma per la prima volta impone un salario minimo anche per chi quella formazione non ce l’ha (o dispone di attestati non riconosciuti in Svizzera): 3’800 franchi, un paletto molto importante soprattutto per i cantoni che impiegano frontalieri.
A mettere ordine nel settore sono stati anche criteri più stringenti per impedire il fenomeno dei ‘falsi indipendenti’, ovvero personale dei saloni dichiarato come autonomo, ma di fatto al servizio del(la) titolare. Ora, per effettuare il cosiddetto ‘affitto sedie’ ad autonomi, occorre rispettare criteri stringenti: casse e contabilità separate, ma soprattutto una netta distinzione anche fisica di ciascun salone all’interno della stessa struttura.
L’effetto sorpresa
Di fronte al numero elevato di inadempienze e all’arrivo di numerosi attori sul mercato che esercitano pressione sui prezzi, i partner sociali intendono effettuare nel corso di quest’anno, oltre ai 200 controlli ordinari, anche 250 ispezioni ‘a sorpresa’: una metodologia già introdotta in Ticino, che ha dimostrato la sua efficacia nell’evitare l’occultamento delle irregolarità.
“I controlli non annunciati, insieme alla possibilità di intervenire sui finti indi- pendenti e di verificare gli standard per tutti, inclusi i lavoratori non qualificati, permettono di monitorare con più efficacia la situazione”, spiega Giangiorgio Gargantini, responsabile del terzo settore per il sindacato Unia in Ticino. Una posizione condivisa da Davide Bianco, presidente di Coiffure Suisse Ticino: “Mi auguro che i controlli contribuiscano a regolarizzare il settore, in particolare rispetto al fenomeno dell’affitto sedie: per agevolare l’impiego e l’ingresso di neodiplomati, oltre a permettere una concorrenza leale”.